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Cara ragazza, leggi questo romanzo e mamma ti paga

Cara ragazza, leggi questo romanzo e mamma ti pagaMireille Silcoff - still da video

Express La rubrica delle culture che fa il giro del mondo, oggi si sofferma sul caso della scrittrice canadese Mireille Silcoff che ha di recente pubblicato un articolo in cui spiega la ragione per cui ha proposto cento dollari alla figlia a patto che leggesse un libro

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 5 settembre 2024

Della canadese Mireille Silcoff, Wikipedia (versione anglofona) ci dice che è scrittrice e giornalista, che collabora con varie testate e che la sua raccolta di racconti Chez l’Arabe, ispirata a una grave malattia per cui ha dovuto interrompere a lungo ogni attività, ha ricevuto recensioni positive ed è stata inserita tra i cento libri più belli del 2014 dal quotidiano Globe and Mail. Manca però, per ora, una notizia sul testo che forse darà a Silcoff la notorietà globale: un suo recentissimo articolo per il New York Times, dotato tra l’altro di uno dei titoli più acchiappaclic che si possano immaginare – I Paid My Child $100 to Read a Book, «Ho dato cento dollari a mia figlia per farle leggere un libro».
Come Silcoff sia arrivata a questa decisione, scellerata o encomiabile a seconda dei punti di vista, e a vantarsene («mi sembrano i soldi meglio spesi della mia vita»), ce lo racconta lei stessa, partendo da un dato generale: «Poco prima della pandemia, un deprimente sondaggio condotto a livello federale negli Stati Uniti ha rivelato quanto la lettura per piacere sia diminuita tra i bambini. Quasi il 30% dei tredicenni ha dichiarato di non leggere “mai o quasi mai” per divertimento, un aumento rilevante rispetto all’8 percento che aveva dichiarato lo stesso circa 35 anni prima». Se poi si considera, aggiunge la scrittrice, che con il covid il tempo trascorso davanti a uno schermo è aumentato in modo significativo, «è lecito concludere che la lettura per svago sia un’attività sempre più a rischio tra i bambini».
Del resto, come tanti altri genitori, Silcoff non ha bisogno delle statistiche per accorgersene. Già l’anno scorso, prima di ricevere il suo primo smartphone, la figlia dodicenne «sosteneva di non amare la lettura.
Di più, non se lo poneva come obiettivo, e non lo considerava un problema. Molti dei suoi amici, mi ha spiegato, semplicemente “non sono interessati” a leggere». E l’arrivo di un iPhone di seconda mano «con una miriade di controlli parentali e limiti di tempo incorporati», ha trasformato l’allegra ragazzina di un tempo in «una lumaca monosillabica che vuole solo rimanere nella sua stanza con le serrande abbassate, la porta chiusa, sotto il piumone, stringendo quel piccolo rettangolo come se la sua vita sociale potesse scomparire da un momento all’altro».
Invano la madre ha cercato di convincerla a leggere, seguendo un copione in cui forse si potrebbero riconoscere molti genitori nostrani: «Le ho detto che i libri offrono narrazioni, mi ha risposto: “Netflix”. Le ho detto che i libri insegnano la storia, mi ha risposto: “Internet”. Le ho detto che la lettura l’avrebbe aiutata a capire sé stessa, mi ha risposto: “No, grazie, mi basta vivere”. Le ho promesso un po’ follemente che le avrei comprato tutti i libri che voleva, mi ha detto: “Mamma, benvenuta nel tuo sogno”».
È stato a questo punto che Silcoff si è detta che il fine giustifica i mezzi e ha proposto alla figlia i famosi cento dollari se avesse letto nell’arco di un mese – no, non Cime tempestose o Il piccolo principe, come le avevano suggerito amici «mattacchioni», ma The Summer I Turned Pretty (in italiano, «L’estate nei tuoi occhi», Bur) di Jenny Han, primo capitolo di una trilogia per «giovani adulti» – ahimè, la definizione editoriale è questa – già tradotta da Amazon in serie tv di successo, peraltro conosciuta e apprezzata dalla ragazzina in questione. Che non solo ha letto in una sola settimana il libro, ma ha chiesto il seguito, senza imporre alla madre un ulteriore balzello.
Silcoff, come si è detto, esulta – «So che insieme abbiamo finalmente aperto per lei una nuova porta verso la carta stampata» – e noi auguriamo a entrambe buona fortuna.

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