Visioni

Cappuccetto Rosso 2.0 secondo Lucio Leoni

Cappuccetto Rosso 2.0 secondo Lucio LeoniLucio Leoni

Note sparse Dal rap al punk nelle undici tracce di «Il lupo cattivo», secondo album del cantautore romano. Una narrazione - e una poetica - sul filo dell'ironia con la costante della città eterna sullo sfondo

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 29 novembre 2017

Dire «cantautore romano» è un po’ stringente se riferito a Lucio Leoni, anche se sì, attinge da quella fonte. Il Lupo Cattivo (Lapidarie Incisioni/iCompany) è il suo nuovo album, con la fiaba di Cappuccetto Rosso che fa da filo conduttore in una narrazione poetica e ironica, ma in un bosco di suoni, dal rap al punk rock. Dopo qualche insistenza, descrive il suo disco così: «Ha un pensiero dietro. Attraverso 11 tracce, con impegno e astrazione, forse, quel pensiero è possibile rintracciarlo. Forse bisogna dedicargli più di un ascolto perché proprio accomodante il lupo cattivo non è. Ma del resto la fiaba non lo è mai stata». Lo sfondo privilegiato resta Roma anche per Totti e il romanesco che a fasi alterne compare: «In questo disco volevo provare a dimenticarla ma Roma esce sempre fuori. Totti più che una passione sportiva è un immaginario, e il romanesco è parte di me e della mia musicalità».

Il parlato/cantato è il punto forte, grazie a degli equilibrismi linguistici arriva sempre al punto: «Mi fa bene sentirlo dire, è il mio nucleo. Non sono un cantante né un musicista vero e proprio… Se non ci fosse quello rimarrebbe veramente poca roba». Fra i nomi che dice di aver ascoltato durante la scrittura del disco ci sono Ghostpoet, Tricky, Alessandro Fiori, Giovanni Truppi, eppure la produzione risulta organica: «Ho affidato la sezione ritmica alla band Le Sigarette che mi ha aiutato ad avere una spina dorsale per tutto il disco. Il mix invece è di Riccardo Gamondi che mette il pensiero prima della tecnica, e questo ha chiuso il cerchio».

Col suo secondo singolo Stile Libero, l’artista romano ha proposto un «fundcrowding» per collaborare con Tiziano Ferro, ovvero offrire in cambio qualcosa (un disco o un biglietto concerto) a chi avesse postato il suo video taggando il cantautore di Latina. Provocazione, trovata promozionale o effettivo desiderio di collaborazione? «Tutte e tre le cose. Questo è il secondo capitolo di una trilogia iniziata con Lorem Ipsum che si soffermava sulla comunicazione. Con Il Lupo Cattivo entro più direttamente nella parola e per lanciare il disco volevo fare qualcosa che comprendesse entrambi gli aspetti in termini operativi.Un’azione mediatica affidata ai social che sovvertisse con un neologismo gli schemi comunicativi. Tiziano Ferro è un irraggiungibile per cui nutro un’onesta ammirazione. Operiamo in mondi musicali diversi, ci occupiamo e affrontiamo questioni molto lontane ma per quanto riguarda il fatato mondo del mainstream sembra essere il più in gamba e il più interessante, almeno visto da quaggiù».

Impossibile essere possibile è una canzone che ha la frenesia dello spoken word e il testo del flusso di coscienza, dove affiora il neologismo «spossibile»: «Nasce dalla collaborazione con i romani Vonneumann quando mi hanno mandato la base e un titolo: «Impossibile essere possibile», chiedendomi se mi andasse di scriverci qualcosa. Mi sono lasciato andare completamente».

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