Capovilla e la memoria di Orsetti, eroe dei nostri tempi
Note sparse Il video de «La città del sole» rieditato per una compilation benefica
Note sparse Il video de «La città del sole» rieditato per una compilation benefica
Esce il video di La città del sole brano di Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri, già presente nel loro primo album omonimo e nella raccolta Her Dem Amade Me (versione rivisitata), compilation benefica in memoria di Lorenzo Orsetti e quindi per le popolazioni del Rojava. Motivo per fare il punto con l’autore del brano, Capovilla, che vuole ricordare la prematura scomparsa di Matteo Romagnoli, manager e mente di Garrincha Dischi, etichetta con cui proprio La città del sole è stata pubblicata. Le sue prime parole sono dedicate a lui, al ricordo di quando Romagnoli aveva ascoltato il brano in questione: «Matteo sposò la causa de I Cattivi Maestri non appena ascoltò il repertorio del disco, e La città del sole fu tra i pezzi che più lo colpirono. Sapevamo tutti che Matteo era malato, ma la sua dipartita ci ha colto alla sprovvista, non aveva che quarant’anni, era un ‘vocazionale’, credeva in ciò che faceva, niente di meno scontato oggigiorno, amava il suo lavoro e voleva lasciare un segno… ci è riuscito, questo è sicuro. Ci mancherà».
UNA CANZONE struggente, musicata da Egle Sommacal, Fabrizio Baioni e Federico Aggio, in cui si intreccia amore, guerra e la paura di chi resta a casa ed è costretto a pensare a chi è al fronte, a combattere. Capovilla è una di quelle voci (rare ormai) che portano immancabilmente le canzoni sul terreno dell’antagonismo politico e del civile scontro di opinioni: «È una canzone d’amore nella sua più schietta accezione, dietro la quale si cela la tragedia dell’utopia, tema ormai scomparso dall’orizzonte culturale della nostra contemporaneità. E dico ’nostra’ nel senso che è scomparsa dal discorso pubblico nella globalizzazione capitalistica: l’utopia è morta, assassinata dall’egoismo di massa che domina ormai le nostre esistenze. Se da qualche parte, nel mondo, sopravvive, la possiamo intravedere nella lotta del popolo curdo per il Confederalismo Democratico». Il video sottotitolato in italiano, inglese e curdo, era stato realizzato dalla compagnia ravennate Motus per lo spettacolo L’ospite, un lavoro rinnovato con la cura di Mirco Pellizzaro:
Una canzone struggente, musicata da Egle Sommacal, Fabrizio Baioni e Federico Aggio, in cui si intreccia amore, guerra e la paura di chi resta a casa ed è costretto a pensare a chi è al fronte, a combattere.
«IL VIDEO è una produzione del 2004 di Motus e del Théâtre National de Bretagne, ispirato a Teorema, di Pasolini, nel quale Dany Greggio, attore unico, naufraga nel deserto spogliandosi di ogni cosa, per poi rotolarsi, nudo, nella sabbia, e abbracciare la terra, il mondo. Daniela Nicolò e Enrico Casagrande ce l’hanno donato per questa allegoria triste, malinconica e disperata. Dedicata alla memoria di Lorenzo Orsetti, giovane partigiano contemporaneo che andò a combattere al fianco delle Unità di Protezione Popolare, in Siria, dove morì per la causa del Rojava. Tekorer Piling il suo nome di battaglia, un eroe dei nostri tempi, un giovane uomo che ha sacrificato la propria vita non in odio di qualcuno, ma per amore della giustizia, dell’uguaglianza, dell’utopia socialista, appunto».
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