Caporalato per due ditte della ricostruzione
A Processo In provincia di Macerata dopo una denuncia della Cgil sulle condizioni di lavoro di edili arrivati dalla Romania
A Processo In provincia di Macerata dopo una denuncia della Cgil sulle condizioni di lavoro di edili arrivati dalla Romania
Finirà con un processo la vicenda del caporalato nel più grande cantiere d’Europa, quello cioè della ricostruzione del terremoto del 2016 in Centro Italia. Con le accuse di intermediazione illecita, sfruttamento e omissione di soccorso, il tribunale di Macerata ha rinviato a giudizio Gheorghe Carp, titolare di un impresa individuale, e Vincenzo Romano, rappresentante della ditta Europa Srl, che ha subappaltato dal consorzio Arcale alcuni lavori di costruzione di aree Sae (le casette provvisorie che ormai da quattro anni accolgono gli sfollati del sisma) in provincia di Macerata. Ci sarebbe anche un terzo imputato, ma la sua posizione è stata stralciata in quanto irreperibile. Nello specifico, le aree interessate dall’inchiesta sono tre: Visso, Ussita e Pieva Torina.
A Carp sono stati contestati i reati di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di una ventina di operai, mentre Romano dovrà rispondere dell’accusa di aver ottenuto il subappalto senza autorizzazione. «E non è finita qui – dice il segretario della Cgil di Macerata Daniel Taddei, che per primo ha sollevato il caso –, non si tratta di un caso isolato. Abbiamo presentato varie denunce e in procura ci sono altri fascicoli aperti».
Il sindacato, insieme a quattro lavoratori, si è costituito come parte civile per il processo che comincerà il 18 giugno. La giunga degli appalti per le Sae ha causato diversi polemiche negli ultimi anni, con l’emersione di storie terrificanti sulle condizioni dei lavoratori nei cantieri: turni da quattordici ore al giorno, sette giorni su sette, senza accordi sindacali e con vere e proprie operazioni internazionali di caporalato alla base. I lavoratori coinvolti nell’inchiesta su Europa srl sono stati per lo più assunti in Romania con la promessa di uno stipendio decente e poi sono arrivati in Italia con mezzi propri. Qui hanno trovato una realtà ben diversa. Tra le vicende più eloquenti c’è quella del lavoratore che il 16 dicembre del 2017, lavorando nel cantiere di Ussita, scivolò su una lastra di ghiaccio e si fece male a una gamba. Malgrado questo ha continuato a lavorare fino alla fine del turno. «La sera – racconta Massimo De Luca della Fillea Cgil – un nostro delegato si è accorto della situazione e il lavoratore è stato portato al pronto soccorso. Lì stavano facendo finta di niente e addirittura si organizzano per riportarlo in Romania come se nulla fosse accaduto».
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