Caporalato: la legge funziona, resta lo sfruttamento
Rapporto Agromafie Flai Cgil 400mila braccianti a rischio -130mila a forte vulnerabilità sociale - uno su due senza contratto. La nuova mafia che viene dalla Bulgaria
Rapporto Agromafie Flai Cgil 400mila braccianti a rischio -130mila a forte vulnerabilità sociale - uno su due senza contratto. La nuova mafia che viene dalla Bulgaria
Mentre il «governo del cambiamento» è pronto a reintrodurre i voucher in agricoltura il quarto rapporto «Agromafie e caporalato» curato dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai Cgil descrive la realtà delle nostre campagne dominate da illegalità e sfruttamento nonostante la legge del 2016 che ha introdotto il reato penale di intermediazione illecita.
A fronte di un’economia non osservata – sommerso e illegale – del valore di 208 miliardi con il lavoro irregolare che vale 77 miliardi – il 37,3% – il business di quello irregolare e del caporalato è pari a 4,8 miliardi di euro – il 15,5% del valore aggiunto dell’intero settore agricolo – mentre l’evasione contributiva ammonta ad 1,8 miliardi. I lavoratori esposti al rischio di un ingaggio irregolare vengono stimati in 400mila e di questi più di 132mila si trovano in condizione di grave vulnerabilità sociale. Il rapporto evidenzia che in più di 300mila, quasi il 30%, lavorano meno di 50 giornate l’anno, ma si tratta dei giorni non contrattualizzati, non di quelli reali. Il tasso di irregolarità dei rapporti di lavoro infatti viene stimato quasi in un contratto su due: su 405mila lavoratori il 16,5% ha un «rapporto informale» e il 38,7% ha una paga «non sindacale». è pari al 39%.
Davanti al presidente della Camera Roberto Fico ieri mattina hanno raccontato le loro storie persone come il senegalese Khadim Gaye («Ho lavorato per anni nella raccolta di arance, mandarini e olive nella piana di Gioia Tauro in Calabria sfruttato, sotto caporale vivendo in una tendopoli senza un bagno; oggi sono un sindacalista di strada dalla Flai Cgil») e la romena Pansela Mancu («A Campagnano vicino Roma mi facevano gestire una azienda agricola da sola lavorando 13 ore al giorno senza ferie e diritti, poi mio marito ha incontrato la Flai Cgil e ho denunciato questa situazione, dovrebbero farlo tutti»).
Se le denunce per caporalato hanno portato ad arresti di capi di organizzazioni mafiose e di imprenditori italiani, nelle campagne il fenomeno continua ad essere dilagante. «La legge funziona e non va cambiata, va però applicata soprattutto la parte sulla Rete del lavoro agricolo di qualità e non interrompere la positiva esperienza dei commissari straordinari che gestiscono le aree in emergenza come Manfredonia», sottolinea la segretaria generale Flai Cgil Ivana Galli.
L’ultima parte del rapporto è dedicata ad analizzare gli ultimi sviluppi del fenomeno. «Il 60% dei caporali sono capi etnia, il 10% sono collusi direttamente con le mafie – spiega il ricercatore Francesco Carchedi – che fissano un borsino con il salario di ogni piazza che poi i caporali gestiscono. A Mondragone (Caserta) e Borgo Mezzanone (Foggia) invece c’è un nuovo fenomeno: rom che arrivano direttamente dalla zona di Sliven in Bulgaria gestiti a costo familiare di 3 euro l’ora: in un anno ruotano 6-7 mila persone che cambiano ogni 2 mesi», conclude Carchedi. «Dobbiamo continuare questo straordinario lavoro – ha concluso la leader Cgil Susanna Camusso – continuando ad essere nomadi come sono gran parte dei lavoratori che la Flai aiuta da San Ferdinando a Ragusa ma anche in tante campagne del nord».
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