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Capitani e comandanti, il valzer delle panchine

Capitani e comandanti, il valzer delle panchineMaurizio Sarri

Calcio Sarri ufficializza il suo accordo con la Lazio, nell'anno in cui il massimo campionato - che rischia il default se non interverrà un decreto governativo - ha visto un vorticoso cambio di allenatori

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 10 giugno 2021
Ecco Maurizio Sarri alla Lazio, ecco la riscossa, almeno mediatica, della Capitale. Il Comandante, ora ex Comandante, contrapposto a José Mourinho, a Roma ci sarà da divertirsi nel prossimo campionato. L’arrivo dell’ex tecnico di Napoli, Juventus e Chelsea sulla panchina laziale mette il sigillo al percorso dei migliori allenatori italiani che tornano in Serie A dopo qualche tempo di assenza dalle scene. Un anno ai box per Sarri, due anni per Spalletti che è andato al Napoli e lo stesso per Allegri, tornato alla Juventus dopo essere stato accostato a tutte le principali panchine del calcio europeo. Nulla di fatto, tutti nella decadente Serie A che accumula batoste in Europa, oltre ai debiti e che potrebbe anche non partire, oppure fermarsi in corso senza il salvagente finanziario del Governo, invocato dal patron del Cagliari, Giulini, in una recente intervista a Repubblica.
IN OGNI CASO, è un segnale positivo. Si alza l’asticella, sale il livello almeno dei tecnici. E salirà di sicuro anche la temperatura mediatica, almeno a Roma, dove si incrociano Sarri appunto e Josè Mourinho. Stessa età o poco più per i due, certo la vetrina dei trofei per lo Special One è assai più fornita, mentre Sarri è nella fase ascendente della carriera. Sono uno la nemesi dell’altro. Il gioco, il sarrismo, contro il pragmatismo di Mou. Sarri che arriva in sordina, giusto un paio di foto con il suo procuratore, la Lazio che piazza sui social una serie di indizi come una sigaretta accesa dopo settimane di trattative con Lotito e poi Mou, che twitta, ritwitta sulla Roma, prende appunti, studia i calciatori, prepara il mercato, si rimette in forma per lo sbarco nella Capitale. Un duo dal potenziale atomico, che si inserisce nel riposizionamento delle panchine che ha portato anche Simone Inzaghi all’Inter (il fratello Pippo è invece andato al Brescia dopo la cocente retrocessione in B con il Benevento) e Gattuso alla Fiorentina. In sostanza, all’appello dei migliori italiani manca solo Antonio Conte, che ha vinto con l’Inter per poi non approvare il piano di tagli ai costi del Gruppo Suning, prima di vedersi respinto da parte dello spogliatoio al Real Madrid e di respingere le avances del Tottenham.

E DUNQUE, in attesa degli Europei che partono domani, in attesa dei primi movimenti sul mercato, con i tempi lunghi dovuti alla revisione di programmi, ai tagli agli ingaggi predisposti da quasi tutti i club di Serie A, c’è qualcosa di cui parlare, di cui raccontare. Di cui immaginare sfide, punzecchiamenti, da ora a qualche mese. Allegri, Spalletti, Mourinho, ora Sarri. E in seconda battuta altri emergenti che possono finire nella massima serie come Dionisi, lo stratega del calcio offensivo dell’Empoli, in direzione Sampdoria, oppure talenti da rilanciare come Marco Giampaolo, a breve ufficiale al Sassuolo. Senza dimenticare chi è stato perduto per strada, come Roberto De Zerbi e il suo calcio di qualità proprio al Sassuolo che ricorda i dogmi sarriani, finito allo Shakthar Donestk.

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