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Capitale, immobili in vendita

Capitale, immobili in venditaIl sindaco di Roma Ignazio Marino

Roma Debito pubblico di 867 milioni di euro, la città rischia il commissariamento

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 1 ottobre 2013

«In queste ore così difficili per il bilancio della Capitale, reputo mio dovere rivolgere un appello a tutti voi parlamentari del Pdl. Vi chiedo di non abbandonare Roma al proprio destino dopo anni di forte risanamento già intrapreso e attuato. Serve un ultimo sforzo per evitare il fallimento del Comune. In caso contrario ne farebbero le spese non i partiti del centrosinistra o il sindaco, ma i ceti più deboli, i disabili, le persone anziane in condizioni di fragilità». L’appello accorato lanciato da Sveva Belviso, capogruppo Pdl in Campidoglio, descrive bene la grottesca situazione del bilancio capitolino come metafora perfetta della crisi istituzionale e politica prima ancora che economica in cui affoga l’Italia intera. Il serio rischio di una Capitale commissariata si fa sempre più concreto viste le oggettive difficoltà di far approvare entro il 30 novembre prossimo il bilancio di previsione dell’anno che si sta avviando alla conclusione, e che avrebbe ovviamente dovuto essere licenziato alla fine del 2012. Il consuntivo – va da sé – andrà ulteriormente rinviato, se tutto va bene. Ma al momento la giunta di Ignazio Marino è riuscita solo a mettere un punto sull’entità del debito pubblico della città: 867 milioni di euro, certificati.
È un dato assodato: Gianni Alemanno, a capo della giunta di centrodestra fino ai primi di giugno, non ha sollevato sul punto alcun dubbio. La polemica semmai – a dire il vero molto moderata – si è innescata sulle responsabilità di un tale disastro. Ma se per litigare ci sarà tempo, poco ne rimane invece per trovare una soluzione. Sono ore concitate in Campidoglio: il sindaco Marino, il suo vice con delega al Patrimonio, Luigi Nieri, e l’assessore al Bilancio, Daniela Morgante, lavorano a un piano anti-default che prevede prima di tutto una contrattazione serrata e senza sosta con quel che resta del governo nazionale e con l’alleato Nicola Zingaretti, governatore del Lazio, al fine di sbloccare quei soldi mai trasferiti dallo Stato su regione e comune e che costituiscono la principale voce del buco capitolino. La gestione di Alemanno, in barba alla spending review imposta per il 2011 da Monti (e non del tutto a torto), contribuirebbe infatti al deficit comunale solo per circa 300 milioni; 500 milioni sono invece dovuti proprio ai tagli e ai ritardi nazionali. Zingaretti, dal canto suo, ha già detto di essere pronto a versare i 140 milioni dovuti per la rete di trasporto, ma «il ministero dell’Economia lega la possibilità di mobilizzare questi fondi al piano di rientro della sanità», ha spiegato Marino. Una follia.
E allora si fanno tante ipotesi alternative, ma nessuna trova completa conferma negli uffici comunali. L’idea dell’assessora Morgante di aumentare l’Irpef dallo 0,9 all’1,2 è stata bocciata dal sindaco. Si parla di prepensionare 4 mila dipendenti pubblici, in deroga alla legge Fornero, – non fosse altro perché la possibilità di non riuscire comunque a pagare gli stipendi di qui a fine anno è estremamente concreta – ma non ci sono soldi nemmeno per questa operazione che comunque risulterebbe in ogni caso poco utile visti i tempi molto stretti. L’unica strada che si delinea all’orizzonte allora è un «piano di valorizzazione» del patrimonio pubblico della Capitale messo a punto da Nieri, ex assessore al bilancio della regione e esponente di Sel, che si basa sulla vendita di immobili inutilizzati (esclusa l’edilizia residenziale pubblica), sul taglio drastico alle spese di affitto a carico del comune, su un bando per mettere a disposizione dei giovani agricoltori le terre pubbliche dell’agro romano e altri bandi per affittare a prezzi calmierati alcuni immobili comunali in modo da promuovere forme di coworking, rilanciare l’artigianato e sostenere la nascita di spazi culturali e sociali nelle periferie. «Per fare un esempio – si legge nel piano “in tre mosse” di Nieri – esiste un immobile sfitto da anni e senza manutenzione che può essere venduto a circa 10 mln di euro, trovandosi nella centralissima area di via del Corso».
La delibera sarà presentata in giunta entro questa settimana, mentre in Aula giovedì il consigliere radicale Riccardo Magi tenterà di far passare una mozione che impegna il governo cittadino a pubblicare on line un’anagrafe pubblica del patrimonio immobiliare e tutti «i canoni di locazione o di affitto versati dall’amministrazione per il godimento di beni immobili, le finalità di utilizzo, le dimensioni e l’ubicazione degli stessi come risultanti dal contratto di locazione» anche per evitare che la dismissione del patrimonio immobiliare comunale non finisca poi per aumentare il ricorso a «locazioni passive».
Intanto sarebbe pronta la ristrutturazione di Aequa Roma, la società interamente partecipata da Roma Capitale che opera nel settore del contrasto all’evasione dei tributi locali. «La riorganizzazione – ha reso noto ieri sera l’assessora Morgante – sarà portata a termine entro la fine del 2013 e produrrà per l’amministrazione comunale un risparmio annuo di oltre 1 milione di euro».

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