Caos 5 Stelle: i «governisti» costretti sulla difensiva
M5S Se ne vanno quattro parlamentari europei: «Gi Stati generali? Una farsa»
M5S Se ne vanno quattro parlamentari europei: «Gi Stati generali? Una farsa»
Alla stretta di fine d’anno, con la maggioranza che si trova di fronte a scadenze importanti e temi cruciali su bilancio, Recovery fund, Mes, riforme e modifica dei decreti sicurezza, il Movimento 5 Stelle rischia di ritrovarsi nel caos.
Sul Mes la situazione è ancora in stallo, in vista dell’assemblea congiunta dei parlamentari di stasera. Ma il colpo più duro delle ultime ore arriva da quattro parlamentari europei che se ne vanno criticando duramente i vertici attuali e le scelte degli ultmi mesi. Sono Ignazio Corrao, Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato ed Eleonora Evi, che già ai tempi dell’elezione di Ursula von der Leyen avevano scelto di distinguersi dal resto della delegazione grillina in Europa.
«È una lunga storia che finisce» dice Ignazio Corrao, europarlamentare, a poche ore dall’annuncio. I fuoriusciti avevano sottoscritto il documento presentato da Alessandro Di Battista agli Stati generali. Occhi puntati sull’ex deputato, dunque, per capire se la mossa degli eletti a Bruxelles è l’antipasto di una scissione. Ma Di Battista prende posizione commentando il lungo post col quale Corrao su Facebook ripercorre la sua storia nel M5S e definisce la scelta dei quattro eurodeputati «un errore».
«È stato un onore aver fatto battaglie e migliaia di chilometri insieme a te – scrive Di Battista – Questa vostra scelta mi dispiace e come ti ho detto tante volte per me è un errore. Ad ogni modo è la tua vita. In bocca al lupo». L’approdo sembrerebbe il gruppo dei Verdi europei, che pone come condizione di rompere con il M5S ma anche con Casaleggio. «Al momento è solo un accostamento logico», dicono da Bruxelles.
Corrao sostiene che il M5S ha intrapreso una strada «incontrovertibile» fin dalla scomparsa di Gianroberto Casaleggio, che definisce «filtro e di garanzia, sia nell’attuazione di scomode azioni politiche che di respingimento degli assalti del sistema». Da lì all’elezione del capo politico Di Maio: «Doveva avere solo valore formale, in quanto richiesta dalla legge, ma si è trasformata presto in una sorta di figura monarchica investita di pieni poteri e nessun contrappeso».
Fino al governo con la Lega che finisce solo quando a staccare la spina è Salvini e alla trattativa col Pd per il Conte bis gestita da «tal Spadafora» che Corrao descrive come «politicante italiano che dopo aver fatto il giro delle 7 chiese (raccogliendo nomine dall’Udeur alla margherita di Rutelli, passando per i Verdi e arrivando al Pdl) trova l’anticamera del successo diventando assistente di Luigi Di Maio, il che gli vale la nomina prima in parlamento, poi come sottosegretario e quindi addirittura ministro». Fino agli ultimissimi giorni, e alla «presa di posizione a favore dei ricconi sulla patrimoniale».
Per i transfughi gli Stati generali sono stati «una farsa totale». «Non hanno portato a nulla – accusa Evi – L’intero processo è stato costruito per essere indirizzato e per silenziare e censurare le voci critiche». Uno di loro, Piernicola Pedicini, era stato escluso dalla votazione per i delegati a parlare all’assemblea finale. Adesso sostiene che il M5S delle origini «ha ceduto il passo a un partito che tende tranquillamente la mano a Berlusconi o che, in tutta tranquillità, fa accordi con D’Alema per entrare nella famiglia europea dei socialisti».
Chi resta nel M5S difende la necessità di ottenere risultati concreti, ma appare sulla difensiva. «Quelli che non abbandonano la nave non sono incoerenti – dice Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del parlamento europeo interloquendo con gli attivisti in diretta streaming – Se non avessimo accettato la sfida di andare al governo staremmo a descrivere che meraviglioso paese vorremmo costruire una volta arrivati al 40% ma in democrazia non è possibile».
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