Economia

Cantone: «Il Codice appalti boicottato da uffici pubblici»

Raffaele CantoneIl presidente dell'Anac Raffaele Cantone

Lotta alla corruzione Il numero uno dell'Anac: pezzi di amministrazione non collaborano. Il presidente del Senato Grasso: «Approvare le norme sui whistleblower entro fine legislatura». Presentato il Commentario a cura della Scuola di specializzazione di Salerno

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 14 luglio 2017

«C’è stata una sorta di boicottaggio del codice da parte di pezzi dell’amministrazione. Abbiamo visto, ad esempio, che c’è stata una riduzione degli appalti pubblici, che per fortuna ora si è attenuata». Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, fa il punto sull’applicazione del Codice degli appalti a poco più di un anno dalla sua approvazione. L’occasione è offerta dalla presentazione del «Commentario al codice dei contratti pubblici» (AA. VV. – Utet), a cura di Gianluca Maria Esposito, direttore della Scuola in anticorruzione e appalti nella pubblica amministrazione dell’Università di Salerno.

L’incontro è ospitato al Senato, ed è stato introdotto dal presidente Pietro Grasso: «La corruzione – ha spiegato Grasso – ha sostituito la violenza e l’intimidazione nel sistema di azione della mafia. Per questo è importante avere nuovi strumenti, aderenti all’attualità, per contrastarla. A questo punto mi auguro che la parte sui whistleblower (gli interni a una organizzazione che denunciano attività illecite, ndr) dopo essere stata ferma per più di un anno e mezzo in commissione, approdi in aula e diventi legge entro la fine della legislatura».

Il mercato degli appalti fa gola alle mafie e alla criminalità. La superfetazione delle leggi e la cattiva organizzazione degli apparati burocratici possono favorire la corruzione. «In Europa gli appalti – ha spiegato il professor Esposito – muovono 2 mila miliardi di euro, 100 miliardi in Italia: il nostro è il quarto mercato nel continente, e la produzione vale circa il 10% del Pil». Uno dei problemi che ha incontrato il legislatore nel mettere insieme il Codice unico è stato quello di avere a che fare con «ben 160 mila fonti giuridiche sul tema, contro le 6.700 francesi, 5.500 tedesche e 3000 inglesi».

In qualche modo, però, il Codice sta cominciando a rodare, anche se – come nota Cantone – si registrano le resistenze di pezzi dell’amministrazione, e «ci si scontra – aggiunge Esposito – con il fatto che dopo la riforma del Titolo V anche le Regioni producono leggi, mentre i sindaci hanno poteri amministrativi annacquati e rallentati». E tutto questo, in più, si deve coordinare con il ruolo dell’Anac, che vigila sulla corretta applicazione del Codice.

Tra le acquisizioni più importanti – ha sottolineato il presidente dell’Anac – ci sono la semplificazione delle leggi, le commissioni di gara estratte a sorte, l’abbandono del prezzo più basso. La sottosegretaria alla Presidenza del consiglio, Maria Elena Boschi, ha aggiunto che accanto al Codice degli appalti, «con i governi degli ultimi tre anni sono state ridotte le stazioni appaltanti da 8 mila a 35, si sono introdotte nuove leggi su falso in bilancio, autoriciclaggio ed ecoreati, tutti tasselli che contribuiscono a contrastare la corruzione».

Nel dibattito viene citato più volte il caso Consip, la maxi stazione appaltante finita al centro delle cronache proprio per fatti di corruzione: come dire che, insomma, nonostante il Codice e le ultime riforme i problemi sono ben lungi dall’essere risolti. «Le leggi e le regole sono importanti, ma non bastano – ha concluso Nunzio Galantino, segretario generale della Cei – Bisogna puntare su scuola, formazione, impegno culturale. E i discorsi di moralità pubblica devono essere condotti da persone che prima di tutto siano credibili».

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