Canti di lotta nell’Emilia Rossa
Note sparse Dal cuore della Motor Valley italiana, le melodie di un gruppo giovane e sovversivo con gli ideali della resistenza ben presenti, in un album nato grazie al crowfunding
Note sparse Dal cuore della Motor Valley italiana, le melodie di un gruppo giovane e sovversivo con gli ideali della resistenza ben presenti, in un album nato grazie al crowfunding
Dal cuore della Motor Valley italiana, le melodie accattivanti di un gruppo giovane e sovversivo, con gli ideali della Resistenza ben presenti e radicato nella cultura operaia. Secondo disco autoprodotto, con l’aiuto di una campagna di crowfunding, per la banda POPolare dell’Emilia Rossa, allenatasi tra piazze e manifestazioni, per inanellare una dozzina di brani introdotti dal canto dei facchini in sciopero, i lavoratori africani della Castelfrigo in lotta per il contratto. Canzoni ever-red, da Fischia il vento a Su comunisti della capitale, da This land is your land a Vieni fuori compagno in un palpitante alternarsi di ballate tradizionali e giga irlandesi, percussioni a cascata e blues-rock. Naturalmente il meglio sono le canzoni originali, Il violino di Vik per Vittorio Arrigoni tra citazioni del poeta Darwish, ritmiche klezmer, pianismo jazz e l’invocazione finale Ittihad (l’unità di tutti gli sfruttati) e l’elegia triste di Odessa, l’eccidio di 38 persone disarmate nella Casa dei Sindacati da parte degli estremisti di destra e ultrà filo-occidentali nella città sul Mar Nero, e La madre del partigiano, un testo di Gianni Rodari messo in musica da Maria Lucia Soliani Stradi.
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