Lavoro

Camusso ha deciso, Landini la boccia

Camusso ha deciso, Landini la bocciaLa segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, e il numero uno della Fiom, Maurizio Landini – Aleandro Biagianti

Rappresentanza Le modalità di voto approvate dal Direttivo Cgil non piacciono alla Fiom. Che si prepara al conflitto. I metalmeccanici potrebbero non partecipare. Tra le ipotesi: organizzare una consultazione alternativa nelle fabbriche

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 27 febbraio 2014

No, la pace non scoppierà tra Susanna Camusso e Maurizio Landini. E il Congresso della Cgil nelle prossime settimane si complicherà ancora di più, con il conflitto alle stelle. Le modalità di voto per la consultazione sulla rappresentanza, proposte ieri dalla segretaria della Cgil al Direttivo, alla Fiom non piacciono: Landini le ha definite «anti-democratiche» e si prepara a una lotta che certo impatterà non solo all’interno del sindacato, ma anche, probabilmente, nelle imprese.

Se il banco salta e i metalmeccanici decidono di non partecipare al referendum che si terrà in marzo, infatti, la Fiom potrebbe non applicare l’accordo del 10 gennaio, aprendo nuovi contenziosi con gli industriali. Landini e la sua categoria avevano loro chiesto che si andasse al voto, ma ponendo dei paletti che ieri la Cgil ha divelto e gettato via, aprendo la fase di guerra.

La proposta Camusso, illustrata dal segretario organizzativo Vincenzo Scudiere, è stata approvata con ampia maggioranza dal Direttivo: su 139 presenti, c’è stato un voto contrario, nessun astenuto e 16 componenti che non hanno partecipato al voto con motivazioni diverse, tra cui la Fiom. L’ordine del giorno dà il via libera «alla consultazione sul Testo unico della rappresentanza»: «A marzo – dice il dispositivo – voteranno tutti gli iscritti alla Cgil, prevedendo la distinzione tra coloro che sono già ricompresi nelle intese Confindustria e Confservizi e coloro a cui estendere gli accordi o, come nel caso dei dipendenti pubblici, estendere il diritto di voto sui contratti».

Viene confermato quindi il meccanismo «delle due urne», particolarmente inviso alla Fiom, che il manifesto aveva anticipato qualche giorno fa: i metalmeccanici ieri erano tornati a chiedere infatti che votassero solo i lavoratori coinvolti dall’accordo del 10 gennaio scorso, e nessun altro.
I pensionati, invece, hanno deciso che non parteciperanno al referendum: la segretaria dello Spi Carla Cantone ha spiegato infatti che a loro basta aver già votato nel corso delle assemblee congressuali e che «adesso si devono esprimere i lavoratori coinvolti».

Altro punto che non piace ai metalmeccanici: verrà portato alle assemblee solo il punto di vista passato al Direttivo, attraverso un relatore unico: senza quindi predisporre un confronto paritario tra le due tesi (come invece si fa al Congresso). Punto previsto dallo Statuto, che a ben vedere – nei tempi dello streaming e dei social network – suona piuttosto antiquato. Ma la Cgil su questo ha deciso ancora di non auto-riformarsi, confermando tradizioni del secolo passato.

Le assemblee informative potranno essere unitarie (cioè fatte insieme a Cisl e Uil) o solo di organizzazione, ma poi voteranno soltanto gli iscritti alla Cgil.

Non si impedirà a chi vuol parlare – qualora alzasse la mano per riportare un’opinione contraria – di dire la sua: ma essendo le singole assemblee organizzate dalle categorie, difficilmente si creeranno simili «corto circuiti». Si avranno le solite assise quasi a tenuta stagna, dove più o meno tutti la pensano allo stesso modo. Né verranno ammessi esterni: molti segretari ieri hanno spiegato di non volere che «i metalmeccanici intervengano alle nostre assemblee, come noi non interverremo alle loro» (il virgolettato cita opinioni pronunciate al Direttivo e che ci hanno riferito).

La segreteria della Cgil difende la sua decisione: Scudiere ha spiegato al Direttivo che la consultazione è stata proposta «come un atto di responsabilità, per svelenire il clima e confermare la scelta unitaria» del congresso.

Ma Landini, che ieri prima del Direttivo ha incontrato Susanna Camusso, è già pronto alla battaglia: «È una proposta inaccettabile – dice – Fuori dalle regole democratiche: non hanno recepito una virgola di quello che abbiamo chiesto». Sulla doppia urna, dice: «Non è chiaro come sarà calcolato il risultato: se vince il no tra i lavoratori di Confindustria e il sì tra gli altri, come si calcola?». Inoltre, Landini contesta il fatto che non si mette al voto «l’accordo in sé ma l’interpretazione che ne dà il sindacato».

Per sapere cosa farà la Fiom, però, bisogna aspettare il comitato centrale, che probabilmente verrà convocato per domenica. I metalmeccanici potrebbero decidere di non partecipare al voto indetto dalla Cgil, mettendo su una propria consultazione nelle fabbriche, applicando le regole democratiche negate dal Direttivo, ovvero: 1) mettendo al voto il testo dell’accordo e non un ordine del giorno; 2) facendo esprimere anche i contrari; 3) voto certificato e spoglio contestuale in tutte le fabbriche.

L’area di «Lavoro Società» guidata dal segretario confederale Nicola Nicolosi stavolta ha votato a favore della proposta Camusso: «Perché – spiega – si fa una consultazione e si distingue chiaramente tra le due urne. Resta la criticità sulle sanzioni: chiediamo che nei disciplinari dei contratti vengano espunte, come è stato dichiarato da tutti i componenti all’ultima segreteria».

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