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Campania, quelli che «neanche io li voterei»

Campania, quelli che «neanche io li voterei»Vincenzo De Luca – Lapresse

Regionali Il premier: «Candidati imbarazzanti, ma nelle liste collegate». Cuperlo: «Perché si è arrivati a questo punto?»

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 13 maggio 2015

«Il Pd ha candidati seri e puliti»: Renzi alla fine ci deve mettere la faccia sul pasticcio elezioni in Campania. Non solo sulle regionali. A Ercolano i guai sono iniziati con l’annullamento del tesseramento, gonfiato da cognomi vicini ai clan della zona, per arrivare agli avvisi di garanzia a sindaco e vice dem e finire con l’annullamento delle primarie. Rinviato a giudizio per associazione a delinquere anche il collega sindaco Pd di Giugliano Antonio Poziello: primarie annullate e caos perché Poziello si presenta comunque con sei liste in appoggio. «Abbiamo cambiato candidato a Ercolano e a Giugliano – spiegava ieri Renzi -, siamo intervenuti in modo molto forte. Su alcune liste collegate si può discutere, alcuni candidati, personalmente, non li voterei neanche se costretto. Ma il Pd ha candidato i puliti». E su Vincenzo De Luca che, per effetto della legge Severino non potrebbe entrare in carica se eletto governatore? «La candidatura ha una contraddizione che non si può negare. Ma quando è stato consentito a De Luca di fare le primarie si è preso atto che quella norma è stata disattivata a Salerno e a Napoli, nell’esperienza concreta quel problema è superabile. Lo verificheremo».

Gianni Cuperlo non è convinto: «La domanda è una sola: perché sono stati messi in lista certi personaggi e perché si è arrivati a questo punto?». Più esplicito Salvatore Vozza, candidato di Sinistra a lavoro: «Sia De Luca che Caldoro (in lizza per un secondo mandato con Fi ndr) sono degli ipocriti, ma il capo degli ipocriti è Renzi, questi incandidabili stanno nelle loro liste: si nascondono dietro un’affermazione generica per autoassolversi, rinviando ai singoli elettori l’individuazione delle persone. Fuori i nomi».

Ma chi sono questi impresentabili? De Luca è stato esplicito: «Mi candido per vincere e per farlo servono anche i voti di destra». La destra ringrazia e si organizza. Nella civica De Luca presidente c’è il prefetto Franco Malvano, che sfidò sotto le insegne di Fi il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. In Campania in rete troviamo di tutto: Enrico Maria Natale, aspirante sindaco a Casal di Principe, ex Forza Italia considerato vicino a Cosentino, il padre è stato arrestato due volte per camorra; Vincenzo De Leo, segretario del Fronte Nazionale a Casal di Principe (candidato a Napoli); l’ex vice coordinatrice Pdl di Caserta ed ex assessore Teresa Ucciero; Antonio Amente, forzista di punta; il sindaco azzurro di Santa Maria a Vico Alfonso Piscitelli; Angelina Cuccaro, assessore di Fi a Santa Maria Capua Vetere; Rosalba Santoro, moglie di Nicola Turco inquisito per concorso esterno in associazione mafiosa e amico di Cosentino. Stessa lista ma a Napoli, c’è Carlo Aveta: esponente de La Destra e frequentatore dei raduni di Predappio finito nella bufera per un post anti gay. Con il fedelissimo di Mussolini c’è anche Attilio Malafronte, consigliere comunale di Pompei finito ai domiciliari per presunta compravendita di sepolture. Capolista di Centro democratico è Annalisa Vessella Pisacane, consigliere regionale uscente della maggioranza di Caldoro e moglie di Michele Pisacane che sostenne Berlusconi con i Responsabili nel 2011; in lista anche Giovanni Zannini, depennato dalla civica di De Luca insieme a Ucciero per volere della segreteria regionale. In Campania libera c’è Tommaso Barbato, indagato per presunta compravendita di voti alle ultime politiche.

Renzi ha annunciato che sabato sarà a Napoli per inaugurare la stazione Municipio della metropolitana. L’ufficializzazione non c’è ancora (De Luca vuole almeno un’altra discesa a Napoli intorno al 27). La città ribolle: da domenica notte due licenziati della Fca di Pomigliano sono su una gru del cantiere della metro. Chiedono che la loro causa sia discussa e protestano contro il governo: «Il piano Marchionne è diventato legge con il Jobs act». I movimenti annunciano la manifestazione Renzi statt ‘a casa: «Non accetteremo zone rosse».

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