Politici, vertici delle partecipare e imprenditori: è l’intreccio che ruota intorno all’inchiesta (svelata nel 2018 da Fanpage) coordinata dai pm Henry John Woodcock e Ivana Fulco sulla Sma, società in house della regione Campania che all’epoca gestiva sei depuratori. Inchiesta da cui sono scaturiti più filoni. Dall’ultimo, ieri, sono derivate nove misure cautelari: corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente in pubblici appalti, finanziamento illecito dei partiti le ipotesi di reato. Gli episodi non riguardano solo la Sma ma anche il comune di Napoli: tra gli indagati diversi imprenditori e due dipendenti dell’ufficio appalti del comune, ora in pensione.

IN TRE sono stati portati in carcere (due ai domiciliari). In carcere, in particolare, è finito Luciano Passariello: consigliere regionale dal 2005 per tre tornate, è passato da Forza Italia a FdI. Quando Fanpage ha sollevato il caso era uno degli uomini di punta di Giorgia Meloni in Campania e infatti era in corsa per le politiche di quell’anno, candidato nel collegio uninominale di Napoli-Ponticelli e nel plurinominale di Napoli città (dopo lo scandalo è stato sospeso dal partito e non eletto).

L’IPOTESI accusatoria è che abbia stretto un accordo politico con il presidente della regione, il dem De Luca (non indagato e decisissimo a correre per il terzo mandato): ammorbidire la sua opposizione in cambio della nomina a presidente della Commissione d’inchiesta sulle partecipate. Un organo definito da più parti, e dai 5S in particolare, un inutile doppione delle commissioni permanenti Trasparenza e Bilancio, doveva durare sei mesi e invece è stato prorogato più volte. Passariello avrebbe dovuto controllare la Sma ma invece avrebbe imposto nel 2016 alla giunta di centrosinistra la nomina del suo commercialista, Lorenzo Di Domenico, ad amministratore unico e poi consigliere delegato.

PROPRIO DI DOMENICO e Agostino Chiatto (dipendente Sma distaccato nella segreteria particolare di Passariello) sarebbero stati i maggiori collettori di pagamenti in contante e in nero imposti ai fornitori della Sma per sostenere la campagna elettorale per le politiche dell’allora esponente di FdI. Pagamenti che andavano da 500 a 23mila euro, annotati da Di Domenico su un foglio word ritrovato in uno dei Pc sequestrati.

LE TANGENTI arrivavano in buste, dentro un post it con la provenienza in modo che il politico poi «potesse ringraziare». Passariello era stata chiaro con Di Domenico: «Secondo te perché ti ho messo là se non per fare soldi?». Il gip scrive: «La complessa e costosa gestione dei sei impianti e di tutte le attività connesse fa capo al soggetto di diritto privato ma a capitale pubblico controllato dalla regione. Ciò costituisce un potenziale strumento di distribuzione di incarichi, appalti e affidamenti che si presta a gestioni clientelari, corruttele, concussioni, influenze di vario tipo. Connesso a ciò, v’è un ampio giro di incarichi e prebende, controllato secondo i meccanismi della politica; ciò in parte si presta a scambi clientelari».

NEL 2021 AL GIP Chiatto ha dichiarato: «Passariello era consigliere regionale eletto nelle file di FdI, dove io sono il segretario amministrativo nonché tesoriere del partito per tutta la città metropolitana di Napoli, quindi tutte le attività politiche che fa Passariello e il partito vengono gestiti attraverso l’operato del segretario amministrativo. Inoltre con Passariello io sono il mandatario elettorale, l’unico che può spendere i soldi per la campagna elettorale». Di Domenico mette a verbale: «Era il suo galoppino. Passariello pretendeva da Chiatto che andasse a chiedere la tangente a un negozio di ferramenta di Ischia che avrebbe dovuto fare una piccola fornitura alla Sma». E su come avesse ottenuto l’incarico: «In politica esiste “l’opposizione” e la “finta opposizione”. Passariello mi disse che aveva incontrato De Luca al Trianon, dopo il teatro erano andati a cena. In quell’occasione conviviale era nato “il sodalizio politico” tra Passariello e il presidente, nel cui contesto fu raggiunta l’intesa per la mia nomina».

LE DEPOSIZIONI di molti consiglieri regionali di vari partiti ricostruisco la vicenda. Il vice di De Luca, Bonavitacola, mette agli atti: «Effettivamente il nominativo di Di Domenico fu fatto, forse a me, da Passariello». Come funziona lo racconta agli inquirenti il dirigente Sma in pensione Fausto Morrone: «Fu nominato Di Domenico a seguito di una decisione politica della maggioranza della regione, che scelse un referente del consigliere Passariello. Ho fatto il segretario generale della Cgil di Salerno per molti anni e dunque conosco bene De Luca, il quale in tutta la sua carriera spessissimo si è accordato con la destra. Alle comunali di Salerno del 2006, quando De Luca si candidò con una sua lista contro il centrosinistra, in occasione del ballottaggio per vincere si è accordato con Nicola Cosentino (allora uomo forte di Fi poi condannato ndr) e con il centrodesta. Così come Biagio lacolare, nominato presidente di Sma, non faceva mistero del suo legame con Ciriaco De Mita». L’allora consigliere Idv Franco Moxedano spiega: «lacolare era espressione dell’Udc che ha consentito a De Luca di vincere le elezioni» passando in una notte dal centrodestra al centrosinistra.