Camp Darby si riarma, no-war in piazza
Le guerre di Trump Un progetto tenuto segreto per un anno ("opera strategica militare e per la sicurezza e la salute nazionale") per far arrivare i treni carichi di armamenti all'interno della base, con una nuova linea ferrata e il passaggio sul Canale dei Navicelli. Antimilitaristi mobilitati, organizzati presidio e corteo per la Festa della Repubblica.
Le guerre di Trump Un progetto tenuto segreto per un anno ("opera strategica militare e per la sicurezza e la salute nazionale") per far arrivare i treni carichi di armamenti all'interno della base, con una nuova linea ferrata e il passaggio sul Canale dei Navicelli. Antimilitaristi mobilitati, organizzati presidio e corteo per la Festa della Repubblica.
“E’ una cosa talmente grossa che perfino le amministrazioni locali sono state spiazzate dalle decisioni prese a Washington e a Roma – racconta Ciccio Auletta – e intanto nel più completo silenzio il governo statunitense e quello italiano stanno già lavorando per potenziare le strutture della base di Camp Darby, destinata a diventare la polveriera del Mediterraneo per il trasporto di armi verso le guerre americane nel mondo”.
Il consigliere comunale di “Una città in Comune” non esagera: sul progetto è stato apposto il timbro di riservatezza, perché “Opera strategica militare e per la sicurezza e la salute nazionale”. Di qui il silenzio, durato quasi un anno, sulla realizzazione di una nuova linea ferroviaria lunga 2,5 chilometri per collegare la base alla stazione di Tombolo, e di due nuovi terminal all’interno dell’installazione militare. Il primo di ben 18 metri di altezza, destinato ad accogliere le merci, e un altro che dovrebbe assumere le funzioni di controllo e sicurezza.
Nel progetto rientra anche la costruzione di un ponte mobile sul Canale dei Navicelli, per permettere l’attraversamento dei treni, carichi di armamenti, oltre che la navigazione delle barche. E il bello – o meglio il brutto – è che tutto questo poserà una pietra tombale sull’altro progetto, civile, che avrebbe permesso la navigabilità dal mare livornese fino a Pisa, proprio grazie al Canale dei Navicelli. Già, perché le opere messe in cantiere dovrebbero assicurare l’arrivo di due treni al giorno, rispetto al singolo passaggio che oggi avviene in media ogni due, tre mesi.
Di qui l’imbarazzo dell’amministrazione comunale pisana, che per anni ha sbandierato la riconquistata navigabilità del Canale dei Navicelli come grande opera al servizio della collettività: “Il Comune di Pisa – ha spiegato l’assessora all’urbanistica Ylenia Zambito al quotidiano ‘Il Tirreno’ – è stato coinvolto solo inizialmente in un vertice durante il quale è stato presentato il progetto militare. In seguito non è stato più invitato ai summit, anche perché non ha competenze e responsabilità urbanistiche se non per il Canale dei Navicelli, per il quale il sindaco Filippeschi ha chiesto alla Regione Toscana di convocare un tavolo, che però in questi mesi non è mai stato organizzato”.
Nel dettaglio, il progetto ha l’obiettivo di evitare il trasferimento su gomma degli armamenti, lasciando alla linea ferroviaria il compito di far arrivare a Camp Darby tutto il materiale, militare e logistico, necessario alla vita quotidiana della base Usa. Secondo molti analisti bellici, il piano del Pentagono di potenziare le capacità della gigantesca struttura tra Pisa e Livorno, con un investimento di circa 50 milioni di dollari, potrebbe anche indicare la volontà dell’amministrazione statunitense di far recuperare centralità alla base, nata nel 1951, che ha trasformato mille ettari di territorio – in massima parte inseriti nelle aree protette del Parco di Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli – in una struttura bellica.
Grazie ai consiglieri pisani Ciccio Auletta e Marco Ricci, eletti in una coalizione di sinistra comprendente “Una città in Comune” e Rifondazione comunista, il question time presentato all’ultimo consiglio comunale sotto la Torre Pendente ha permesso di far conoscere all’opinione pubblica l’intero progetto militare. Compresa la decisione di abbattere tutti gli ostacoli sulla strada della nuova linea ferroviaria. Così saranno abbattuti circa mille alberi, sette ettari di parco sui 36 interessati dal piano militare.
Con una interrogazione urgente alla giunta di Enrico Rossi, i consiglieri regionali Tommaso Fattori e Paolo Sarti hanno tirato le somme: “Sono in corso grandi manovre in vista di possibili scenari di guerra, e la nostra regione ne è involontaria protagonista, oltre che obiettivo privilegiato di ritorsioni da parte di chi è esposto ad attacchi con armi provenienti dalla Toscana”.
Intanto l’appello promosso dagli antimilitaristi (vedi l’indirizzo sul web comitatoterritorialenoguerra@inventati.org) si è concretizzato con un appuntamento per la mattina di venerdì 2 Giugno, festa della Repubblica, davanti a Camp Darby. Sarà un presidio di tutti coloro che vogliono mobilitarsi per resistere alla guerra. Hanno già aderito, fra le forze politiche, Rifondazione e Sinistra italiana di Pisa e Livorno, insieme a tante variegate realtà di movimento dell’intera Toscana, in testa il Coordinamento fiorentino contro la guerra.
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