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«Cammini per tutti senza barriere»

Eventi Da oggi a domenica la prima edizione del «Francigena Fidenza Festival», dedicato all’arte di camminare. Pietro Scidurlo, fondatore di «Free Wheels Onlus» europea, parla dell’accessibilità dei percorsi anche per disabili

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 16 settembre 2021

Pietro Scidurlo sarà a Fidenza, «perché tutti devono prendere consapevolezza di poter vivere un’esperienza di cammino, anche le persone con bisogni specifici che possono essere legati a una forma di disabilità. Che possono vivere il cammino da protagonisti, intendo, e non solo attraverso il racconto degli amici». Scidurlo – e il tema dell’accessibilità dei cammini – è tra i protagonisti della prima edizione del Francigena Fidenza Festival.

ALL’EVENTO INTERNAZIONALE DEDICATO alla Via Francigena e ai Cammini d’Italia e d’Europa, in programma nella città in provincia di Parma dal 16 al 19 settembre, porterà l’esperienza personale è quella di Free Wheels Onlus, l’associazione che ha fondato per accompagnare l’impegno a rendere accessibili a tutti, comprese le persone con piccole e grandi disabilità, i cammini. A 33 anni, nel 2012, Pietro ha percorso da solo su una handbike il Cammino di Santiago, che poi ha rifatto nuovamente per scrivere una guida, Santiago per tutti. Senza barriere fino a Compostela» edita da Terre di Mezzo editore e diventata un piccolo caso editoriale.

«HO FATTO IL PRIMO CAMMINO da completo neofita, da ignorante, nel senso che non conoscevo nulla di questo mondo. Sono partito per un’esperienza di cicloturismo e nemmeno pensavo al lato religioso e spirituale. Quel che sapevo, però, è che non accettavo la mia condizione di disabilità, mi stava stretto di esser nato in un contesto e in un’epoca sociale in cui dovevo lottare per ogni singolo pezzettino di autonomia», racconta Scidurlo.

QUELL’ESPERIENZA IN CAMMINO, come accade a molti, ha portato a un cambiamento radicale nella sua vita. «È scontato dire che quell’esperienza mi ha segnato, capita a tutti. Per me, però, la cosa più importante è stata vedere come, da persona che veniva sempre aiutata, in più occasioni sono stato io propizio per altri pellegrini, persone che erano in cammino e che avevano necessità diverse dalle mie. Faccio l’esempio di un pellegrino francese, che era sordo e ovviamente parlava solo francese. Quando si è reso conto che io conosco più lingue, mi ha chiesto di potermi parlare in francese affinché io traducessi agli altri le sue parole, per metterlo in comunicazione. Riconoscermi come persona in grado di aiutare gli altri, mi ha portato a rivedere tutto quello che avevo fatto nella mia vita, e quindi a cambiare strada».

È A PARTIRE DALLA SPINTA di quella esperienza che nasce l’organizzazione di volontariato Free Wheels (https://freewheelsonlus.com): «Dovevo lasciare una traccia, per lasciare un messaggio a chi verrà dopo di noi: credo che la vita di ognuno di noi debba avere ricadute positive sul prossimo» sottolinea Scidurlo. Qualche anno dopo, nel 2016, Pietro ha percorso interamente anche la Via Francigena. La sua è stata una vera impresa e ad attenderlo a Roma c’era anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini. Un anno prima era uscita la prima edizione di Santiago per tutti, la guida scritta da Scidurlo a quattro mani con Luciano Callegari e anche IL Consiglio d’Europa aveva bussato alle porte di Free Wheels per parlare di accessibilità.

LO STESSO HA FATTO IL MONDO ITALIANO dei cammini: l’attività dell’associazione fondata da Pietro Scidurlo aveva toccato un nervo scoperto, facendo capire che il tema dell’accessibilità era un qualcosa su cui iniziare a confrontarsi, perché già in altri Paesi e lungo l’itinerario di altri cammini il tema era affrontato. «È per questo che nel 2016 siamo partiti per Roma, caricando sulle nostre bici tutto il necessario, comprese la carozzina e un water portatile. Eravamo in cinque, tra cui due persone con disabilità» ricorda Scidurlo. Consapevoli di non poter completare l’itinerario della via Francigena a piedi, seguono quello pensato per l’esperienza in bicicletta. «Ovviamente quel percorso non era studiato per persone a mobilità ridotta, ma nessuno poteva associare disabilità e trekking a lungo raggio. L’orografia italiana non rende semplice percorrere in sicurezza tutta la Francigena, ma in 12 giorni siamo arrivati alle porte di San Pietro e abbiamo incontrato il Papa. Il ministro Franceschini è arrivato con la promessa di iniziare a operare in questa direzione. Era il 2016, nel 2019 nel Piano del turismo per il periodo 2019-2022 viene inserito l’aspetto dell’accessibilità: il tema è entrato nell’agenda, anche se oggi non posso affermare che le promesse siano state mantenute».

CHE IL TEMA DEBBA AVER SPAZIO in agenda lo confermano anche i numeri di Free Wheels: all’associazione si sono rivolte circa 10 mila persone, tutte desiderose di mettersi in cammino e con bisogni specifici legati a una forma di disabilità (motoria o cognitiva) ma anche ad allergie alimentari o perché vogliono viaggiare con bambini. Il libro Santiago per tutti, intanto, ha venduto circa 8 mila copie, con 2 edizioni e 3 ristampe. «Circa un quarto delle persone che l’ha acquistato ci ha contattato per chiedere le tracce Gps del cammino: è probabile che l’abbiano fatto davvero», sottolinea Scidurlo. Durante l’emergenza Covid-19, Free Wheels (che nel 2022 compie dieci anni) ha investito sullo sviluppo di una piattaforma, realizzata con il modello della Progressive Web App, che metterà a disposizione di tutti le mappature.

PIETRO SCIDURLO, invece, ha scritto con il giornalista Stefano Femminis un nuovo libro, dal titolo assai evocativo: Per chi vuole non c’è destino (Terre di Mezzo editore, 2020). È il racconto della sua vita e della spinta che lo ha mosso al cambiamento: «Con il mio cammino avevo dimostrato che, anche se il proprio zaino è diventato un macigno, è possibile cambiare e rimettersi in pista. Una persona che finisce in carrozzina si trova di colpo con pesi raddoppiati: non è che non ha più sogni, ma ha paura di non poterli più realizzare. Queste paure rappresentano il fardello che io avevo imparato ad abbandonare lungo il mio cammino, ritrovandomi con uno zaino (e un cuore) più leggeri».

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