Visioni

Cammariere tra jazz e melodie andaluse

Cammariere tra jazz e melodie andaluseSergio Cammariere

Intervista Si intitola «Mano nella mano» l’ottavo album del cantautore calabrese appena pubblicato

Pubblicato circa 10 anni faEdizione del 23 settembre 2014

Un disco – va detto subito questo Mano nella mano (Sony), ottavo album di Sergio Cammariere appena pubblicato – estremamente sofisticato, elegante e in tempi in cui tutto viene consumato velocemente molto coraggioso. Undici tracce compreso uno strumentale dal suggestivo titolo Pangea, che prendono spunto dai viaggi del cantautore calabrese ma romano d’adozione. «Viaggi che ho fatto – spiega in Marocco e in Andalusia. Proprio in Spagna mi sono trovato in un punto dove si incontrano l’Oceano e il Mediterraneo che hanno ispirato la storia del brano che intitola il disco».

Che è, va detto, un piccolo capolavoro di sintesi e musicalità; composto in tre quarti, si ispira nel suo incedere arabo-andaluso allo stile del catalano Juan Manuel Serrat e dove il pianoforte di Cammariere si unisce alla fisarmonica di Antonello Salis e alla chitarra di Roberto Taufic. «Se ci fai caso, nell’inciso il battito delle mani è studiato molto perché copia l’incedere che ha una certa musica marocchina. Per questo identifico il brano come andaluso arabo. Un pezzo che è nato prima musicalmente e poi con Roberto (Kunstler, ndr) abbiamo aggiunto un testo».

Alla firma di Kunstler, un rapporto di amicizia e professionale che dura trent’anni, si alterna quella di Giulio Casale. Tutta su un accordo è giocata invece la terza canzone in scaletta, Ed ora «È un canto di libertà e speranza che sposta il cuore dalle coste dell’America a quella della grande Madre Africa». La canzone ricorda un riff ’gnawa’ scoperto in Marocco: «Un ritmo che nasce da uno strumento ’gnawa’ appunto, che è un basso con due corde solo acustico. È su un accordo, come tutta la loro musica, un po’ come la nostra musica rock o come nel barocco quando Vivaldi componeva per basso continuo».

Io senza te, tu senza me è un (sentito) omaggio a Bruno Lauzi, che l’ha scritta e realizzata nell’originale più come ballad mentre Sergio l’ha trasformata in un ’samba genovese’… «Con Bruno ci siamo frequentati spesso, veniva a casa mia dove facevamo delle vere e proprie session. Io registro sempre e due anni fa rimettendo ordine nell’archivio ho ritrovato questi pezzi. Facevamo di tutto, dagli standard jazz ai cantautori americani, c’è anche una sua bellissima versione di Sweet Jane. Avere inciso Io senza te, tu senza me è stato un modo per ricordare un maestro colpevolmente dimenticato».

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento