Cambiare le pensioni, qualcosa si muove: c’è l’impegno di Draghi
Grandi Manovre Incontro governo-sindacati a palazzo Chigi: da inizio dicembre via al confronto su flessibilità, giovani, lavori gravosi e donne. Già dalla prossima settimana tavolo anche sul fisco Cgil, Cisl, Uil: gli 8 miliardi di sgravi vadano ai salari
Grandi Manovre Incontro governo-sindacati a palazzo Chigi: da inizio dicembre via al confronto su flessibilità, giovani, lavori gravosi e donne. Già dalla prossima settimana tavolo anche sul fisco Cgil, Cisl, Uil: gli 8 miliardi di sgravi vadano ai salari
Qualcosa si muove sul fronte pensioni. Niente di definitivo, niente di eclatante. Nell’incontro con Cgil, Cisl e Uil però Mario Draghi ha preso «pieno impegno politico» a modificare l’attuale sistema previdenziale e dunque la riforma Fornero. Un impegno che verrà ribadito «al prossimo consiglio dei ministri». «Qualcosa di impensabile solo pochi mesi fa», commentano i sindacalisti presenti all’incontro.
FISSATI NUOVI INCONTRI con i sindacati per «migliorare» la legge di bilancio e «da inizio dicembre» il confronto su una modifica strutturale delle pensioni condividendo «i capitoli» di intervento: dalla «flessibilità in uscita» ai «giovani», dalla differenziazioni sui «lavori gravosi» alle «donne».
L’incontro iniziato in perfetto orario alle 17 a palazzo Chigi è però partito dal tema ancor a più cogente del fisco e della destinazione degli 8 miliardi bonus fiscale. La richiesta di Cgil, Cisl e Uil è di usarli tutti sul cuneo fiscale per alzare le buste paga e allargare e aumentare le 14esime dei pensionati e detrazioni per meno abbienti. Finora il governo si era trincerato dietro la linea: «Deciderà il parlamento». Ieri anche il ministro Daniele Franco si è impegnato al confronto di merito con i sindacati che si terrà al Mef dalla prossima settimana, probabilmente da martedì.
Stesso impegno anche sulle pensioni, capitolo che però nella legge di Bilancio, arrivata finalmente in Senato, ha solo 611 milioni destinati per il 2022. Dopo un passaggio di Draghi con Franco che ha portato alla constatazione che «non ci sono margini di risorse per modifiche strutturali quest’anno» che necessiterebbero di parecchi miliardi, si è deciso di avviare un confronto con il ministero del Lavoro per modifiche sulle norme ora prevista – Quota 102, Ape sociale e Opzione donna – con Franco si è detto disponibile «a ragionare sulla possibilità di spostare risorse da altri capitoli». Dichiarazione che i sindacati hanno tradotto: «Se rinunciate a qualcosa sul fisco, potremmo darvi qualcosa in più sulle pensioni», specie sul tema dell’allargamento dell’Ape sociale.
IL RISCHIO CHE CGIL, CISL E UIL vedono è che il confronto possa subire uno stop con l’elezione del presidente della Repubblica e un possibile cambio di governo e di quadro politico. «Visto che il confronto sulle pensioni parte a dicembre ho domandato a Draghi se terminerà in tempi brevi o se l’orizzone è il Def» atteso tra fine marzo e inizio aprile «e lui ha confermato che quello è il tempo previsto. Poi gli ho chiesto – ha raccontato Bombardieri – se lo faremo ancora con lui e ha risposto: sì, lo farete come me», ha spiegato il segretario generale della Uil.
«Abbiamo registrato la disponibilità al confronto. Non c’è certezza dei risultati». Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. «Consideriamo utile l’incontro e importante il percorso che si è aperto – spiega – la valutazione degli esiti e dei risultati la faremo nei prossimi giorni. Le mobilitazioni nelle regioni italiane proseguono, per rendere sempre più evidente che la legge di bilancio e le riforme devono mettere al centro il lavoro e i diritti, in particolare dei giovani e delle donne».
Per il segretario della Cisl Luigi Sbarra esprime «un giudizio positivo perché partono due tavoli importanti la cui necessità era stata sollecitata nei giorni e nelle settimane passate, ovviamente ora ci aspettiamo di vedere i contenuti per rendere il sistema pensionistico e previdenziale più equo e sostenibile, più flessibile, a partire da una pensione di garanzia per i giovani e di criteri di pensionamento più flessibili in uscita, a partire da 62 anni», conclude Sbarra.
DURANTE IL CONFRONTO il più strenuo difensore della riforma Fornero si è rivelato il ministro Renato Brunetta. Con una lezioncina sul sistema previdenziale contributivo e a ripartizione, Brunetta ha tenuto a precisare che qualsiasi modifica dovrà tenere fermo il principio dell’adeguamento all’aspettativa di vita, il diabolico strumento che vale solo in aumento e che porterà l’età per la pensione a 70 anni entro il 2040, definito dal forzista il «pilota automatico che rende stabile il sistema».
Si tratta naturalmente di un meccanismo totalmente contrario all’idea di flessibilità in uscita. A conferma che il confronto governo-sindacati per cambiare veramente la Fornero sarà tutt’altro che facile.
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