Politica

Cambiare il lavoro, cambiare l’impresa, verso i beni comuni

Sono state due belle giornate quelle dell’incontro seminariale sulle fabbriche autogestite, che transform! europe e transform! italia hanno promosso in collaborazione con la fondazione “Cercare ancora” (Alfonso Gianni) e l’associazione […]

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 17 giugno 2015
Roberto Moreatransform! europa - transform! italia

Sono state due belle giornate quelle dell’incontro seminariale sulle fabbriche autogestite, che transform! europe e transform! italia hanno promosso in collaborazione con la fondazione “Cercare ancora” (Alfonso Gianni) e l’associazione “Altra Mente” (Roberto Musacchio).

La presenza ed il contributo di Pierre Dardot (in uscita il suo ultimo libro “Del comune o della rivoluzione nel XXI secolo” ed. Derive Approdi) ha bene illustrato come anche queste riappropriazioni possano essere definite parte della sfera dei beni comuni, proprio nel giorno della ricorrenza del quarto anniversario dei 27 milioni di Sì al referendum per l’acqua pubblica. Faceva seguito all’introduzione di Fausto Bertinotti, una riflessione sui processi storici di trasformazione del modello capitalistico e sulla creazione di nuove forme di relazione con i territori che le esperienze delle fabbriche recuperate hanno saputo instaurare, a partire dalla vicenda argentina, come ci ha indicato Claudio Tognonato dell’università Roma Tre.

Le giornate di studio hanno avuto il merito di mettere in relazione queste esperienze con il lavoro del parlamento europeo e in particolare con il gruppo parlamentare del Gue-Ngl grazie alla presenza della deputata europea Eleonora Forenza e con il neo costituito intergruppo sui beni comuni, formato da parlamentari socialisti, verdi del gruppo dell’Efdd, lo stesso Gue-Ngl, presentato nell’occasione da una delle promotrici, Elisabetta Cangelosi.

Si sono incontrate esperienze dirette di “resilienza” come Officine zero di Roma (Elisa Gigliarelli), la VI.Ome di Salonicco (Ioakin Anagnostou), o come le forme di cooperazione nate in Italia con la legge Marcora (Alberto Zevi) o con la presenza di ricercatori e attivisti di Italia (Aloscia Castronovo), Spagna (Alberto Noguera), Slovenia ( Blaz Gselman e Anej Korsika) e Francia (Benoit Borritz e Chantal Delmas).

Anche affrontando a viso aperto questioni di merito che non possono essere sottaciute a partire dalla «deviazione dal fine originario» che alcune esperienze italiane del mondo cooperativo hanno mostrato, o dalla riproducibilità dei modelli assembleari su grandi impianti produttivi, come ricordato da Gianni Rinaldini presidente della fondazione Claudio Sabattini.

L’impegno è quello di continuare e rafforzare il lavoro del network, anche attraverso la partecipazione ad un bando europeo, come ha spiegato, presentandolo, Paola Boffo.

Nel prossimo appuntamento, che terremo a Roma tra il 16 e 18 ottobre, verranno affrontati alcuni dei problemi emersi durante la discussione, per esempio la questione della proprietà e del ruolo del Pubblico oltre a quelli che emergeranno dal lavoro collettivo.

Sarà presto possibile trovare sul sito di transform! italia i contributi video degli interventi e i materiali raccolti, e via via prodotti in preparazione del prossimo appuntamento.

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