Cambiamenti climatici, il rapporto Usa che spiazza Donald Trump
Ecologia Uno studio approfondito condotto da scienziati di 13 agenzie governative americane, pubblicato in anteprima sul New York Times, contraddice la politica negazionista della Casa Bianca. Il documento, preparato su mandato del Congresso americano, non è ancora stato approvato dall'amministrazione Trump e rischia di essere insabbiato
Ecologia Uno studio approfondito condotto da scienziati di 13 agenzie governative americane, pubblicato in anteprima sul New York Times, contraddice la politica negazionista della Casa Bianca. Il documento, preparato su mandato del Congresso americano, non è ancora stato approvato dall'amministrazione Trump e rischia di essere insabbiato
Il negazionista Donald Trump e il suo staff eco-scettico non perderanno tempo per leggere la bozza del U.S.global change research program climate science special report pubblicato in anteprima dal New York Times. Eppure è un documento di 500 pagine che va diffuso ogni quattro anni su mandato del Congresso americano.
Si tratta di un rapporto redatto da scienziati di 13 agenzie governative statunitensi che sottolinea le evidenti ripercussioni dei cambiamenti climatici, sottolineando il contributo antropico come una delle cause più importanti di questo sconvolgimento senza ritorno. Esattamente il contrario di come la pensa il presidente del Paese più inquinante della Terra, che si fa vanto di ritenere carta straccia l’accordo sul clima di Parigi.
“Le prove del cambiamento climatico abbondano, dall’alta atmosfera alle profondità degli oceani”, si legge nel rapporto che è ancora in attesa dell’approvazione (molto improbabile) dell’amministrazione di Donald Trump. Termine ultimo per l’ok alla pubblicazione, il prossimo 18 agosto. Katharine Hayhoe, docente alla Texas Tech University che ha partecipato allo studio su mandato del governo Trump, ha precisato che si tratta di uno dei “rapporti più completi” sul cambiamento climatico. Altri scienziati, che preferiscono restare anonimi, temono che il rapporto possa essere “fatto sparire”.
Eppure, la temperatura media negli Usa è cresciuta rapidamente e di molto a partire dagli anni Ottanta, tanto che gli ultimi tre decenni risultano i più caldi degli ultimi 1.500 anni. Migliaia di studi, dicono gli scienziati, convergono su questa tesi, “vi sono diverse linee di prova che dimostrano come le attività umane, specialmente le emissioni di gas serra, siano primariamente responsabili per i recenti cambiamenti climatici”.
Basterà questo rapporto per spingere l’amministrazione Trump a tornare sui suoi passi? Improbabile. Fra le Agenzie americane che devono approvarlo c’è quella per la Protezione dell’Ambiente (Epa) guidata da Scott Pruitt, uno dei più noti “scettici” secondo cui la CO2 non sarebbe una sostanza climalterante. Ma questa volta la “grana” per lo staff del presidente si presenta più grossa del solito. “E’ la prima volta che un’analisi di questa portata sui cambiamenti climatici emerge in seno all’amministrazione Trump e la comunità scientifica osserverà con molta attenzione come verrà gestita”, ha commentato il professor Michael Oppenheimer dell’università di Princeton (che non ha partecipato alla stesura del rapporto).
Tra le “evidenze” citate dagli scienziati ci sono gli eventi meteorologici “estremi” come l’ondata di caldo che ha colpito l’Europa e l’Australia nel 2013. Nella bozza si legge anche che è “estremamente probabile” che oltre la metà dell’incremento della temperatura globale registrato dal 1951 ad oggi sia collegato alle attività umane (dagli anni ’60 le notti fresche negli Usa sono sempre meno frequenti mentre sono aumentati i giorni estremamente caldi e le ondate di freddo estremo sono diminuite a partire dagli anni ‘80). Secondo altri dati, tutto il territorio degli Stati uniti sarebbe interessato dai cambiamenti climatici ed entro la fine del secolo le temperature cresceranno tra i 2,8 e i 4,8 gradi (molto dipenderà dal livello delle emissioni inquinanti).
Decisamente allarmante è il fenomeno del global warming in Alaska e nel mare Artico, che corre il doppio della media globale e che lascia presagire effetti devastanti: “E’ molto probabile – si legge nella bozza pubblicata dal Nyt anche per fare pressione sulla Casa Bianca – che il tasso accelerato del riscaldamento dell’Artico avrà una conseguenza significativa per gli Stati Uniti a causa di un processo di accelerazione della fusione del ghiaccio terrestre e marino che sta portando a cambiamenti nell’oceano, compreso l’aumento del livello del mare, che minacciano le nostre comunità costiere”.
Tutto questo, per l’amministrazione Trump, non solo va negato ma va anche cancellato dal linguaggio della politica. Come rivelato dal Guardian, è spuntata una lista del ministero dell’agricoltura che “suggerisce” ai dipartimenti quali espressioni non gradite vanno bandite sui report ufficiali. Tre in particolare: “cambiamenti climatici, clima estremo e riduzione dei gas serra”.
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