Lavoro

Cambia la siderurgia in Italia: l’Ast di Terni passa a Arvedi

Cambia la siderurgia in Italia: l’Ast di Terni passa a ArvediGli operai dell'Ast di Terni durante uno sciopero – Attilio Cristini

Il caso Dopo 20 anni la ThyssenKrupp vende l’acciaieria con 2.300 dipendenti al gruppo cremonese. I sindacati: «Ora il piano industriale. Il governo elabori una strategia per il settore»

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 17 settembre 2021

La multinazionale tedesca Thyssenkrupp ha annunciato la vendita di Acciai Speciali Terni (Ast) al gruppo Arvedi. Il perfezionamento dell’operazione è previsto nella prima metà del 2022. Thyssenkrupp esaminerà una possibile partecipazione di minoranza al nuovo gruppo Ast che dovrebbe essere guidato dall’imprenditore cremonese Giovanni Arvedi. La transazione è soggetta all’approvazione del Consiglio di sorveglianza della Thyssenkrupp e all’autorizzazione dell’autorità antitrust europea. Ast, con un fatturato di circa 1,7 miliardi di euro, impiega circa 2.300. I dipendenti, in questi ultimi venti anni, hanno conosciuto una dura sequenza di vertenze e passaggi di proprietà.

NEL 1994 l’acciaieria specializzata nella produzione di inox – già parte della Finsider prima e dell’Ilva poi, entrambe del gruppo Iri – è stata privatizzata. Allora la proprietà fu acquisita dalla Krupp insieme alle aziende italiane Falck, Agarini e Riva. Nel 2001, dopo essersi fusa con la Thyssen, Krupp assume la proprietà dell’intero pacchetto azionario. Tra il 2004 e il 2005 la prima dura vertenza conclusa con la chiusura del reparto specializzato nella produzione di acciaio magnetico. Nel 2012, insieme alla divisione inox, Ast passa ai finlandesi di Outokumpu, ma l’operazione viene bocciata dall’Antitrust della commissione europea per evitare la costituzione di un gruppo con posizione dominante. Rimessa sul mercato (già allora Arvedi aveva manifestato un interessamento) la ThyssenKrupp riassunse il controllo. Nel 2014 gli operai hanno scioperato per quasi 40 giorni per impedire oltre 500 esuberi. Una vertenza storica. Si ricordano le cariche della polizia contro gli operai che manifestavano a Roma. Travolsero anche l’allora segretario della Fiom Maurizio Landini. Ministro dell’interno era Angelino Alfano, a palazzo Chigi c’era Renzi che allora faceva il capo del Pd in un governo con gli ex berlusconiani. Nel 2019 i conti dell’azienda sono tornati in rosso: la perdita è stata di 157 milioni di euro.

ARVEDI ha 3.500 dipendenti, un fatturato di 2,3 miliardi e un utile di 34,5 milioni di euro nel 2020. Dopo le Ferriere di Servola nel 2015 la nuova acquisizione segna un altra tappa in un disegno di crescita nella produzione di laminati a caldo piani in acciaio al carbonio, decapati e zincati, tubi in acciaio al carbonio e inox, nella rilaminazione di precisione di nastri in acciaio inox e nel commercio di prodotti siderurgici. Le unità produttive del gruppo sono sei: due a Cremona, una a Trieste, la Ilta Inox a Robecco d’Oglio (in provincia di Cremona), la Arinox a Sestri Levante (Genova) e la Metalfer a Roé Volciano (Brescia). «Siamo certi di consegnare Ast in buone mani» ha scritto il Cda della Thyssengroup in una lettera inviata ai dipendenti ternani

«QUESTA CONCLUSIONE rappresenta un tassello importante per la valorizzazione e il rilancio dell’acciaio italiano» ha detto il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. «Aspettiamo di conoscere il piano industriale dell’acquirente che garantisca i livelli impiantistici, occupazionali e salariali dei lavoratori diretti e dell’indotto. L’azienda convochi un tavolo formale con la Rsu e le organizzazioni sindacali e si riapra il tavolo presso il Mise» hanno Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e Alessandro Rampiconi, segretario Fiom-Cgil Terni. I segretario Fim Cisl Roberto Benaglia e quello nazionale Valerio D’Alòhanno chiesto a Giorgetti «la definizione del piano della siderurgia nazionale che il ministro stesso ha da tempo evocato». Questa vendita – sostengono Palombella e Gambardella (Uil) – dovrà porre fine alla fase di incertezza, durata diversi anni, vissuta da oltre tremila lavoratori ternani, fra indiretti ed indiretti, che hanno subito le decisioni di una multinazionale che non aveva ormai più interesse a investire sull’acciaio Inox».

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