Caleidoscopica umanità al bancone del bar
Narrativa Fiston Mwanza Mujila, al suo esordio con il romanzo «Tram 83», comincerà il tour italiano a Bookcity, a Milano, sabato prossimo. Poi sarà a Parma, Torino e Roma
Narrativa Fiston Mwanza Mujila, al suo esordio con il romanzo «Tram 83», comincerà il tour italiano a Bookcity, a Milano, sabato prossimo. Poi sarà a Parma, Torino e Roma
Ospite a Bookcity 2015 questo sabato e poi in numerosi altri eventi e appuntamenti nell’ambito del Festival della Narrativa Francese e dell’ottobre africano, il giovane autore congolese Fiston Mwanza Mujila presenterà in Italia il suo romanzo d’esordio Tram 83, già vincitore di importanti riconoscimenti (tra cui il Gran Premio della Sgdl – Société des gens de lettres – di Parigi) nell’edizione in lingua originale francese. Nato a Lubumbashi nella Repubblica Democratica del Congo nel 1981 e qui laureatosi in Lettere e Scienze Umane, Mujila vive attualmente a Graz, in Austria, dove sta studiando per un dottorato in lingue romanze, partecipando in contemporanea a concorsi, performances e laboratori di scrittura tra l’Africa e l’Europa. Non solo romanziere ma anche poeta e drammaturgo, le sue opere esplorano le turbolenze politiche e umane che travagliano il Congo post-indipendenza e il clima di incertezza che queste provocano nella vita quotidiana dei suoi abitanti.
Tram 83 altri non è che il nome dell’unico locale notturno a luci rosse di una non meglio definita città-paese governata da un Generale dissidente e megalomane (che potrebbe identificarsi tanto con Kinshasa quanto con la nativa Lubumbashi), dove la notte è «lunga e popolare» e dove sfila una carrellata di personaggi tragici che si aggrappano alla vita, approfittando di ogni istante senza né ieri né domani.
Tram 83 è bar, discoteca, ristorante e bordello al tempo stesso, luogo di perdizione e contrabbando – tutto qui si compra e si vende, dalla carne di cane al sesso, dalla droga alla felicità a buon mercato – unica terra di sopravvivenza per un’accozzaglia disperata di avventori di diversa provenienza, lingua e nazionalità – minatori alcolizzati, studenti in sciopero, prostitute di ogni età, ragazze madri, ribelli spregiudicati, turisti e uomini d’affari in cerca di fortuna nello sfruttamento minerario, politici corrotti e persino bambini soldato – che per tutta la notte vi cercano e trovano l’unica possibile fuga dalle loro miserie quotidiane. Da questa umanità reietta emergono le figure apparentemente antitetiche di Lucien, scrittore idealista che pensa di poter salvare il mondo con la sua letteratura e di poter resistere all’edonismo tendente al nichilismo che lo circonda, e dell’amico di gioventù Requiem, sorta di gangster locale ambizioso e corrotto che tenta di sfruttare a proprio vantaggio il caos politico e morale che avvolge la città-paese, conducendo loschi e pericolosi affari.
E attorno a loro, una coralità di voci che li disturbano e travolgono, un’umanità energica e resiliente, animata da desideri primordiali universali, che possiede soltanto il proprio corpo poiché, come ci ricorda l’autore «quando uno stato cessa di esistere, il tuo corpo diventa il tuo paese, il solo e unico paese che possiedi». Nelle lunghe notti al Tram 83, Mujila induce il lettore a un’immersione totale nella lingua, con un ritmo jazz sincopato al quale non ci si può sottrarre. Il jazz tuttavia «non è più ormai la storia dei neri… è innanzitutto un terreno dirupato, una scogliera che puoi scalare solo se hai un’infarinatura sulle sue origini… è segno di nobiltà, è la musica dei ricchi e dei nuovi ricchi, di quelli che costruiscono questo bel mondo a pezzi» e si mescola qui inscindibilmente con una rumba più «sporca, primitiva e inadatta all’orecchio», ma ben più adatta a trasmettere l’energia di un paese reinventato, retto da una totale mancanza di regole, se non da un insopprimibile desiderio e slancio alla sopravvivenza, ad ogni costo e con ogni mezzo.
Cinico e comico al tempo stesso, esotico e spesso allucinato, Tram 83 ha suscitato paragoni lusinghieri con Fitzgerald, Céline e Garcia Marquez, così come con la pittura di Bosch e le sonorità di Coltrane. Distanziandosi dalla narrativa di alcuni coetanei scrittori africani, da Chimamanda Ngozi Adichie a Teju Cole e Okey Ndibe, più incentrati su una narrativa tradizionale, basata sulla trama e dunque più fruibile da un pubblico mainstream, Mujila sperimenta una composizione più libera e fluttuante, tenuta assieme da lingua e ritmo in una ciclicità di ripetizioni e ossessioni, come in un ininterrotto flusso di coscienza collettivo, o semplicemente in una danza tragica della vita che va vissuta appieno, poiché ogni momento potrebbe sempre essere l’ultimo.
Fiston Mwanza Mujila incontrerà il pubblico a Milano sabato presso l’Institut Français, a Parma il 25 presso La Feltrinelli Village, e poi a Torino (Circolo dei lettori, 26 ottobre) e Roma (Bibliocaffè Letterario, 28 ottobre).
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