Calcio e quelle strane multiproprietà
Calcio La federcalcio, smentendo su tutta la linea la linea dura assunta lo scorso anno, ha deciso di prorogare la deadline entro cui è consentito a una proprietà il possesso di più club tra la Lega Pro e la Serie A
Calcio La federcalcio, smentendo su tutta la linea la linea dura assunta lo scorso anno, ha deciso di prorogare la deadline entro cui è consentito a una proprietà il possesso di più club tra la Lega Pro e la Serie A
Lunga vita alla multiproprietà. La federcalcio, smentendo su tutta la linea la linea dura assunta lo scorso anno, ha deciso di prorogare la deadline entro cui è consentito a una proprietà il possesso di più club tra la Lega Pro e la Serie A: la multiproprietà non sarà più tollerata dalla stagione 2028/2029. Il limite era stato posto al 2023/2024, meno di due anni per procedere alla dismissione di uno o più società. Si tratta di una clamorosa vittoria politica di Aurelio De Laurentiis, proprietario del Napoli in Serie A e del Bari, che tra qualche settimana farà ritorno in Serie B a distanza di anni e che vede alla guida Luigi De Laurentiis, primogenito del presidente del club campano. La norma rappresenta una scialuppa di salvataggio anche a Maurizio Setti, proprietario del Verona in Serie A e del Mantova in terza serie.
CERTO, colpisce la retromarcia a 360 gradi del presidente della Figc. Nei giorni scorsi aveva assicurato un suo coinvolgimento sulla risoluzione della questione, sostenendo le istanze di De Laurentiis e Setti sui tempi stretti per l’eventuale cessione di uno dei club di proprietà. Pochi mesi prima il capo della Figc invece sbandierava la sua campagna per arginare il possesso multiplo di club, che sarebbe vietato nel calcio professionistico italiano e solo una legge lacunosa consente al momento il possesso di due o più club contemporaneamente, ma solo in due categorie diverse. A settembre scorso, la stretta: Claudio Lotito, proprietario sia della Lazio che della Salernitana (nel frattempo salita in Serie A) e acerrimo nemico di Gravina nei corridoi della federcalcio, veniva messo all’angolo: club campano ceduto entro il 31 dicembre, nel frattempo gestito da un amministratore in virtù di un blind trust. Una soluzione tampone che ha portato la Salernitana a giocare per sei mesi senza proprietà, senza certezze neppure sugli stipendi agli atleti e allo staff tecnico, prima dell’ingresso nel club di Danilo Iervolino, attuale patron della società campana.
Colpisce la retromarcia a 360 gradi del presidente della Figc. Nei giorni scorsi aveva assicurato un suo coinvolgimento sulla risoluzione della questione, sostenendo le istanze di De Laurentiis e Setti sui tempi stretti per l’eventuale cessione di uno dei club di proprietà.
E SE LA FAMIGLIA De Laurentiis ha espresso pubblicamente la sua soddisfazione, è facile ora immaginare il risentimento di Lotito che si è più volte lamentato di essere stato in pratica costretto a cedere la Salernitana a un prezzo più basso di mercato perché obbligato a vendere in tempi strettissimi, ora il patron del Napoli può ragionare con calma sul futuro del club. Nelle ultime settimane si sono rincorse voci su trattative per la cessione al fondo Investcorp dal Bahrain, prima offerta (rifiutata) da 650 milioni di euro. Il numero uno del Napoli valuta il club oltre un miliardo di euro, valutazione di mercato che si poggia sull’estesa fanbase del Napoli a livello mondiale. Con sei anni di margine, potrà, se vorrà, individuare l’offerta più adeguata, oppure cedere il Bari. A meno che i pugliesi non impongano un’immediata revisione della sceneggiatura, salendo subito in Serie A e obbligando De Laurentiis a ripercorrere le peripezie di Lotito con il caso Salernitana. Lo sapremo solo tra qualche mese.
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