Il tassametro corre, il campionato è appena terminato con una volata thrilling per evitare la retrocessione in B e tra poco più di due settimane (14 giugno) c’è già il calcio d’inizio degli Europei, per non parlare della Coppa America (negli Stati uniti tra il 21 giugno e 15 luglio), sino alle Olimpiadi di Parigi. Il calendario è un frullatore che mette a rischio gambe e psiche degli atleti, ma per ora così resta, finché girano tanti soldi. E a proposito di soldi (tanti), sabato c’è la finalissima di Champions League tra Real Madrid e Borussia Dortmund: in ballo ci sono diverse decine di milioni di euro nell’ultima versione prima del nuovo format della Coppa a 36 squadre.
Ora in Europa e in Italia impazza il mercato, soprattutto degli allenatori, con le nuove panchine di Milan, Juventus, Napoli, Fiorentina, Bologna e il rinnovo atteso di Gasperini alla fantastica Atalanta che ha vinto l’Europa League.

DA ANTONIO CONTE a Thiago Motta, Vincenzo Italiano, Max Allegri: lo scenario è composito, raramente si è visto un flusso di tecnici di spessore disponibile sul mercato, mentre in Premier League, ma anche in Bundesliga, si afferma la linea giovane in panca: Enzo Maresca, stratega del Leicester tornato in Premier, va al Chelsea; Kompany va al Bayern Monaco; Arne Slot al Liverpool. Mentre Kylian Mbappè non è ancora ufficialmente un calciatore del Real Madrid (lo sarà dopo la finale di Champions), lo sguardo va verso gli Europei tedeschi, dove gli azzurri arrivano da campioni in carica.

Ora tocca a Spalletti, che si ritrova proprio venerdì a Coverciano. Inizia il lungo – si spera – lavoro di cucitura del commissario tecnico, chiamato a disegnare come un sarto il vestito adatto a un gruppo che – eufemismo – non dispone del talento a profusione che si intravede in Francia, Inghilterra (le due nazionali più forti del lotto continentale), ma anche di Spagna, Belgio, Germania. Le scelte del ct hanno fatto discutere, soprattutto per la convocazione dello juventino Fagioli, senza neppure un minuto di calcio nelle gambe per la squalifica sul calcioscommesse arrivata la scorsa estate. Forse, è un segnale voluto dal ct, una seconda possibilità a chi ha sbagliato e pagato, Fagioli facilmente sarà uno dei quattro sacrificati. Andando alla sostanza dei nomi, ricordando che il 6 giugno dovrà tagliarne quattro alla lista dei 30 pre-convocati, Spalletti prova a creare un gruppo granitico intorno alle sue idee di calcio e di uomini. Qualche talento c’è, ci sono assenze pesanti (Zaniolo, infortunato) e se tra difesa – usando il modulo con tre difensori caro all’Inter e all’Atalanta, visto nelle amichevoli vincenti di marzo con Venezuela ed Ecuador – e centrocampo c’è la possibilità di portare in Germania una nazionale solida e tosta fisicamente, l’attacco è il punto di domanda per il ct. Servono gol e assist, giocatori decisivi nell’uno-contro-uno. È in avanti che emerge la differenza con le nazionali più forti. Spalletti è riuscito a «sbloccare» l’atalantino Scamacca: 19 reti stagionali, 12 in campionato, molti nell’ultimo segmento di campionato e di Europa League. Motivato, «perdonato» per l’abuso di PlayStation (a lui si riferiva il ct parlando dell’uso eccessivo della console nelle ore notturne, nei mesi scorsi), Scamacca potrebbe essere l’asso di Spalletti, che ha avuto il coraggio di rinunciare a un eroe degli Europei 2020 come Ciro Immobile. I destini azzurri ruotano anche attorno alla condizione di Federico Chiesa, unico con un cambio di passo che vale gli assi degli Europei.

IL COMBINATO disposto tra Scamacca e Chiesa (ma anche Retegui è in rampa di lancio) è l’asset che si gioca il ct con Albania, Spagna e Croazia, il terzetto che renderà complicata la sopravvivenza degli azzurri nel torneo. I primi frutti del lavoro si vedranno nelle amichevoli con Turchia (4 giugno) e Bosnia-Erzegovina (cinque giorni dopo), ma Spalletti, almeno dal punto di vista emotivo, ha cerchiato con la matita rossa il 3 giugno: a Coverciano – idea del ct espressa ad aprile – si vedranno assieme Rivera, Antognoni, Baggio, Totti, Del Piero, i cinque numero 10 più forti del calcio italiano. Benzina emotiva, passaggio del testimone tra generazioni, con una consapevolezza: uno di questi, a scelta, nel gruppo azzurro proprio non c’è.