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Calabria, la scomparsa 5 Stelle fa trionfare i vecchi poteri

Calabria, la scomparsa 5 Stelle fa trionfare i vecchi poteri

Regionali Calabria 2020 Da questo voto emerge una triste realtà: una Regione rassegnata si consegna nelle mani del vecchio potere, quello che l’ha portata allo sfascio amministrativo e finanziario

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 27 gennaio 2020

Per la prima volta, nella storia politica del nostro paese, due elezioni regionali hanno assunto politicamente un valore simbolico così alto. Con una differenza: in Emilia si giocava il futuro del governo Pd-M5S, mentre in Calabria non c’era partita, o se c’era non interessava a nessuno.

D’altra parte la Calabria è la regione più povera d’Italia dagli anni ’50, sempre ultima rispetto ai più importanti indicatori socio-economici.

Una Regione che ha subito più di altre del Mezzogiorno l’impatto della crisi che ha provocato una fuga di massa dei giovani come non si era vista nemmeno nell’immediato dopoguerra.

Una Regione dove è radicata la più grande organizzazione criminale italiana, ed una delle più potenti al mondo, ma anche la terra dove una parte della magistratura, imprenditori e società civile organizzata lotta da anni contro l’economia criminale come in nessuna altra regione italiana.

Una terra di grandi contraddizioni che due anni fa aveva dato, sia pure in forme confuse, un segnale forte di rottura con le clientele, i clan della ‘ndrangheta e la borghesia mafiosa che usa ed investe i grandi profitti dei mercati illegali.

Quasi la metà dei calabresi aveva votato per il M5S sperando di mandare a casa una classe politica inetta e corrotta e di voltare finalmente pagina.

Purtroppo, il M5S ha profondamente deluso l’elettorato calabrese, ma soprattutto ha ucciso la speranza di un cambiamento radicale: questo è stato il suo peccato capitale, che nessuna rifondazione post-Di Maio potrà cancellare.

La maggioranza relativa dell’elettorato calabrese aveva dimostrato di non essere più schiavo e dipendente dai ricatti e clientele tradizionali, in quanto il voto al M5S è stato un voto libero di protesta, sia pure populista, ma comunque senza condizionamenti.

In soli due anni il M5S si è mangiato, divorato, un patrimonio di fiducia, la speranza di un popolo che è stufo di una politica di false promesse. Una parte di questo elettorato non è andato a votare in questa tornata delle elezioni regionali, un’altra ha votato per la Lega e dintorni, un’altra parte, la più piccola, ha votato per Callipo e ancora meno per Tansi (lista civica indipendente).

Da questo voto emerge una triste realtà: una Regione rassegnata si consegna nelle mani del vecchio potere, quello che l’ha portata allo sfascio amministrativo e finanziario. Questa atmosfera di sfiducia e rassegnazione è confermata dal dato di affluenza alle urne che in Calabria si attesta sul 50%, con un piccolo aumento rispetto a cinque anni fa, ma decisamente lontanissimo dalla partecipazione che c’è stata in Emilia.

Vale a dire: a stravincere le elezioni è l’astensionismo. A perdere la democrazia. E questo discorso non riguarda solo la Calabria, riguarda l’Italia intera.

E’ sulla crisi profonda della democrazia parlamentare che dobbiamo ragionare seriamente se vogliamo ripartire e creare una vera alternativa a questa deriva che sembra al momento inesorabile.

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