Calabria: in fondo classifica, la presidente Santelli persevera
Dati disastrosi Senza mascherine e dpi sanitari, pochissimi i tamponi processati, scarsi i posti in terapia intensiva, solo 14 Usca attive sulle 35 necessarie. Ma la governatrice pensa ai bar e alle seconde case
Dati disastrosi Senza mascherine e dpi sanitari, pochissimi i tamponi processati, scarsi i posti in terapia intensiva, solo 14 Usca attive sulle 35 necessarie. Ma la governatrice pensa ai bar e alle seconde case
La Calabria è una regione misteriosa nel senso più letterale dell’aggettivo. Aveva ragione Corrado Alvaro, a dire che «… non c’è regione più misteriosa e più inesplorata … ha dimensioni fisiche d’una penisoletta, dimensioni ideali fantastiche».
L’attuale Presidente di questa inconoscibile “penisoletta”, Jole Santelli, reduce dalla bocciare, di Governo e Tar, di un’ordinanza sul via libera alla manutenzione delle barche e al servizio di cibo e bevande ai tavoli esterni, ne ha emanata un’altra con la quale permette di andare nelle seconde case, fare la toeletta agli animali domestici e raccogliere funghi.
La sciagurata modifica del Titolo V del 2001 ha, purtroppo, affidato completamente il Sistema Sanitario Nazionale alle Regioni e, dunque, in Calabria, la Presidente Santelli, come cosa più urgente e necessaria, avrebbe dovuto mettere in atto tutte le azioni anti-pandemia in suo potere: aumento delle terapie intensive, creazione di Ospedali Covid-19, fornitura di Dpi ai sanitari ed alla popolazione, tamponi ed esami sierologici, creazione di squadre mediche territoriali.
Il direttore generale della Sanità calabrese, Antonio Belcastro, ha rilasciato una dichiarazione al Corsera nella quale si legge che le terapie intensive in Calabria da 105, prima della pandemia, al 29 aprile 2020 sono 156, e che «entro maggio-giugno i posti intensivi diventeranno 213». In Calabria, dunque, ce n’è una ogni 13.000 abitanti e, forse, da giugno, una ogni 10.000 abitanti. La media nazionale attuale è di una ogni 6.000 abitanti.
Per quel che riguarda i Dpi, la stessa Presidente Santelli ha ammesso che non ha potuto imporre ai calabresi l’obbligo dell’uso delle mascherine perché non è riuscita ad approvvigionarsene. Non abbiamo, invece, alcuna notizia ufficiale riguardo alla distribuzione dei Dpi ai sanitari degli Ospedali ed ai medici del territorio, ma sappiamo che molti sanitari hanno dovuto provvedere da soli a mascherine e guanti. Nulla, nemmeno, riguardo alla creazione degli Ospedali dedicati esclusivamente ai malati Covid-19, con conseguenze per gli ammalati, ma soprattutto per i medici e gli infermieri.
Secondo l’elaborazione della Gimbe, sui dati Protezione civile la Calabria è nella fascia peggiore, la 5, per i tamponi ed è quart’ultima con 52 tamponi ogni 100.000 abitanti contro una media italiana di 88 su 100.000. Secondo il sesto Instant report Altems Covid-19, aggiornato
all’8 maggio, sono stati effettivamente processati solo 3,47 tamponi ogni 1.000 abitanti nel corso della settimana, la quota nazionale più bassa, la media italiana è 6,62 per 1.000 abitanti.
Il dato ufficiale riguardante le Usca, “Unità speciali di continuità aziendale”, è che ne risultano in attività solo 14 sulle 35 necessarie. Le Usca dovrebbero rappresentare la risposta della sanità pubblica all’emergenza del Coronavirus sul territorio, per evitare il sovraffollamento delle terapie intensive e in Calabria, dove le terapie intensive sono molto poche, ne mancano 21, cioè il 60%. Degli esami sierologici per la ricerca di anticorpi Covid-19 non solo non vi è traccia presso le strutture pubbliche, ma la Asp di Cosenza ha addirittura intimato ai laboratori privati di non eseguire questo tipo di test, neanche a quei cittadini che volevano farli a pagamento. Nulla possiamo dire sulla dolente vicenda delle morti di anziani nella Rsa di Torano e, nemmeno, sui 1.500 tamponi trovati in frigo in un magazzino e non ancora analizzati, perché sono in corso indagini in entrambi i casi.
La Presidente Santelli farebbe meglio ad occuparsi del sistema sanitario regionale e migliorarlo prima di spingere il governo nazionale alla riapertura delle attività e, soprattutto, prima di emanare ordinanze sulla tolettatura dei cani o sul servizio ai tavoli di bar e ristoranti. I cittadini si aspettano che sia rispettato l’art. 32 della Costituzione e che, come dice Salvatore Settis, «il diritto alla salute abbia un identico livello in tutta Italia. L’articolo 32 non parla delle separate collettività di ciascuna regione, ma di una sola collettività, quella di chi abita l’Italia intera», compresa questa “inesplorata penisoletta”.
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