Per i clan voti, appalti e fondi europei. Gli uomini delle cosche erano in tutti i cantieri. E arrivavano alle porte della regione grazie alle truffe sull’agricoltura. La retata di ieri mattina, in esecuzione dell’operazione Mandamento, ha sgominato le ’ndrine dello jonio reggino: 116 fermi contro i vertici delle più importanti cosche del sud della Calabria. Nel mirino il mandamento jonico, il cuore della ’ndrangheta e riferimento delle sue articolazioni extraregionali, nazionali ed estere.

Le indagini hanno consentito di individuare le gerarchie e gli organigrammi di ben 23 consorterie criminali della Locride, le cariche e le strutture interne, tra loro ordinate in senso piramidale, di cui la ’ndrangheta si è dotata negli ultimi anni. Scoperti veri e propri “tribunali”, competenti a giudicare gli affiliati sospettati di violazioni delle regole del sodalizio oltre alla “giurisdizione” sulla composizione delle faide interne. Quel che emerge è soprattutto un sistema di potere, una signoria assoluta sull’economia, la politica e il mondo produttivo. Quale che fosse la natura dell’appalto gestito dai comuni jonici, fondi e lavori finivano in mano alla ’ndrangheta, in grado di partecipare persino alla costruzione del nuovo tribunale di Locri e alla realizzazione dell’ostello della gioventù in una villa confiscata.

È un quadro sconfortante di totale controllo dell’edilizia pubblica e privata quel che emerge dall’inchiesta della Dda di Reggio. Dal polo archeologico di Locri Epizefiri al ripristino e sistemazione rete idrica a Natile, dalla risistemazione della tratta ferroviaria a Condofuri, all’adeguamento della statale 12, dalla costruzione del collettore fognario nei paesi alla realizzazione del centro di solidarietà santa Marta della diocesi di Locri-Gerace, non c’è cantiere su cui i clan non siano intervenuti, condizionando i soggetti che partecipavano i bandi.

Ma l’edilizia non era l’unico affare di ’ndrangheta. Anche l’agricoltura, sovvenzionata da fondi comunitari, è diventata per i clan un rubinetto di milioni grazie a una rete di complicità che sembra spingersi fino agli uffici della regione. Tramite una serie di aziende agricole in larga parte fittizie, i clan di Platì hanno messo in piedi una gigantesca truffa che ha permesso non solo di ramazzare finanziamenti, ma anche di procedere a false assunzioni. Anche la Forestale parrebbe alle dipendenze dei clan. Tra i suoi ranghi figurano nomi noti delle famiglie Strangio, Sergi, Barbaro, più impegnati a gestire gli affari del clan o i terreni del capo, che a svolgere le proprie mansioni.

Tutto sarebbe stato possibile grazie alla complicità degli uomini su cui i clan potevano contare dentro i palazzi municipali. Uno dei pochi politici fermati è Rocco Zito, ex assessore del comune di Careri. Ma, secondo gli inquirenti, non c’è appuntamento elettorale che i clan non abbiano provveduto a infiltrare orientando pacchetti di voti sui propri candidati. Fra cui ci sarebbe anche il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese (non indagato), votato dai Cordì. Si tratta di quell’amministratore assurto agli onori delle cronache per la dura presa di posizione contro le scritte offensive rivolte a don Ciotti comparse sui muri di Locri.

La ’ndrangheta – emerge dall’indagine – dunque controlla tutto. Gli appalti, l’edilizia pubblica, quella privata, le elezioni, e infiltrandosi nei cantieri finisce per guadagnare anche sui beni che le sono stati confiscati, regola con i propri tribunali i rapporti fra gli associati e fra i clan, commina sanzioni, arriva perfino a “regolare” le relazioni sentimentali di giovanissime figlie di boss, punendo ex fidanzati fedifraghi. «Lo Stato qua sono io», dice intercettato l’autoproclamato Re sole della Locride, Rocco Morabito. Ma con l’indagine Mandamento quella struttura è stata compresa e, da oggi, inizia ad essere smantellata. «Questa operazione è anche il risultato di 50 procedimenti che sono stati analizzati, valorizzati e inquadrati in modo sinergico, permettendo di comprendere non solo le dinamiche di un singolo clan, ma il sistema in cui quel clan è inserito». Un sistema totalizzante.