Cala ancora la popolazione italiana: adesso siamo meno di 59 milioni
I numeri dell'Istat certificano la diminuzione per il nono anno consecutivo, servirebbero più migranti. Sulla tendenza demografica anche l’impatto di guerra in Ucraina e global warming
I numeri dell'Istat certificano la diminuzione per il nono anno consecutivo, servirebbero più migranti. Sulla tendenza demografica anche l’impatto di guerra in Ucraina e global warming
Per il nono anno consecutivo, anche nel 2022 la popolazione residente in Italia è calata. Siamo rimasti in 58.850.717 secondo un rapporto pubblicato ieri dall’Istat. Fanno 179 mila abitanti in meno rispetto a un anno fa e quasi due milioni rispetto al 2014. Si tratta di stime preliminari che nel corso dell’anno potranno essere limate; ma permettono già di leggere le dinamiche nazionali e globali – guerre e mutamenti climatici compresi – che fanno evolvere la società italiana.
Il numero di abitanti dipende dai flussi migratori e dal bilancio tra nascite e morti dei residenti, che l’anno scorso hanno seguito andamenti divergenti: in netto aumento gli ingressi e la mortalità mentre sono calate le partenze e, come avviene da anni, il tasso di natalità.
Andiamo con ordine. Nel 2022 le immigrazioni hanno fortemente superato le emigrazioni, anche escludendo i permessi di protezione temporanea e gli ingressi illegali. 361 mila nuove iscrizioni all’anagrafe dall’estero contro 132 mila cancellazioni per espatrio fanno segnare un surplus di 229 mila residenti in più tra arrivi e partenze. È un segnale di inversione di tendenza, poiché nel periodo 2012-2019 il numero di cancellazioni era cresciuto fermandosi solo nel biennio 2020-2021, quando le restrizioni internazionali dovute alla pandemia avevano congelato i flussi. In confronto con il periodo pre-pandemico, dunque, l’Italia del 2022 è tornata ad essere un Paese che attrae stranieri, non sempre per buoni motivi. Ad alimentare la nuova immigrazione ha contribuito anche l’invasione russa in Ucraina.
La numerosa comunità già presente in Italia ha fatto da polo di attrazione: oltre a 146 mila permessi di protezione temporanea – che non vengono conteggiati nella popolazione residente – nel 2022 il conflitto ha fatto registrare 30 mila nuove iscrizioni anagrafiche dall’Ucraina, oltre il triplo rispetto alle 9 mila del 2021.
Questo segnale di relativo dinamismo non deve però far temere il sovraffollamento perché il saldo naturale tra nascite e morti nella popolazione già residente provoca un calo demografico ancora più deciso. Nel complesso le morti sono state quasi il doppio delle nascite, con un bilancio negativo di 321 mila unità. Nel 2022 in Italia sono nati 392.598 bambine e bambini. È la prima volta dall’Unità d’Italia che le nascite scendono sotto la soglia delle 400 mila unità. I 713 mila morti del 2022 superano il dato del 2021 e, fatto salvo il 2020, rappresentano il dato peggiore dalla seconda guerra mondiale.
In questi andamenti si sommano tendenze storiche e ragioni contingenti. Sebbene il dibattito pubblico non ne tenga conto, i demografi spiegano che il basso numero di nascite è dovuto soprattutto al calo della popolazione femminile in età feconda più che con la minore propensione individuale ad avere figli. Nascono pochi bambini soprattutto perché mancano le potenziali madri: rispetto al 2008, l’ultimo anno in cui il numero di nascite è aumentato, sono oltre un milione in meno. Tuttavia, anche gli strascichi economici e sociali della pandemia, che si sono fatti sentire per tutto il 2021, hanno influito negativamente sulle nascite dell’anno scorso. Quasi la metà del saldo naturale negativo riguarda infatti il solo primo trimestre.
L’eccesso di mortalità, pari a 53 mila decessi rispetto all’atteso, secondo i tecnici va invece addebitato al gran caldo della scorsa estate, un fenomeno che potrebbe ripetersi anche nei prossimi anni secondo i climatologi. Lo suggeriscono alcuni indizi piuttosto convincenti: un terzo dell’aumento di morti del 2022 è concentrato tra luglio e agosto, ha riguardato le fasce più anziane e ha interessato anche altri stati europei. Inoltre, il dato è vicino a quello del 2015, anch’esso «contraddistinto da un significativo aumento dei decessi a causa dei fattori climatici» secondo i tecnici dell’Istat.
Per arrivare al dato finale, a queste cifre va aggiunto un numero fisiologico di cancellazioni e iscrizioni all’anagrafe dovute a errori di natura burocratica, come la momentanea irreperibilità di un residente o una richiesta di residenza arrivata in ritardo.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento