Economia

Caccia F35, il governo chiamato al Sì definitivo

Caccia F35, il governo chiamato al Sì definitivoPresidio a Montecitorio nel 2013 per chiedere lo Stop al piano di acquisto degli F35

Asili al posto delle armi Rilanciata ieri la campagna per lo stop al programma di acquisto degli aerei da guerra a lungo raggio, con iniziative di base, cartoline e una nuova mozione parlamentare

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 12 aprile 2019

A dieci anni dal primo voto delle Camere d’avvio del progetto di acquisto dei caccia F35 riparte la campagna della Rete disarmo, della Rete della pace e di Sbilanciamoci! per fermare quello che viene considerato un vero e proprio spreco di risorse pubbliche. Nella passata legislatura una mozione intergruppi, firmata dalla stragrande maggioranza degli eletti cinquestelle, impegnava il Parlamento a bloccare gli acquisti di questi caccia a lungo raggio, che invece- in una situazione di opacità e silenzio, insomma di sostanziale mancanza di trasparenza e di dibattito, come ha sottolineato Sergio Bassoli di Rete della pace- sono andati avanti, seppur dilazionati.

ORA SIAMO AD UNA SVOLTA. Ieri alla conferenza stampa alla Camera, il portavoce della Rete disarmo Francesco Vignarca ha spiegato che, mentre finora il programma doveva essere confermato dai singoli governi anno per anno e i Paesi si potevano così sempre sfilare, com’è successo in effetti, senza pagare alcuna penale, quest’anno l’Italia dovrà decidere un acquisto in blocco pluriennale, prendere cioè una decisione definitiva in ottemperanza al memorandum Pentagono-Lockheed Martin firmato a metà del 2017 e ora riproposto ai partner.

GIULIO MARCON, portavoce della campagna Sbilanciamoci!, ha chiarito che anche solo decidendo di completare la fase 1 di acquisto dei primi 26 F35, si tratta di impegnare, stando solo ai prezzi base senza manutenzione e gestione, altri 3,7 miliardi di euro, circa 700 milioni l’anno. Ma con uno stop totale del programma – come chiederà una nuova mozione parlamentare – si potrebbero risparmiare 10 miliardi. Questa cifra potrebbe essere impiegata, salvaguardando i posti di lavoro nello stesso settore, per costruire 100 velivoli per l’elisoccorso o 30 Canadair o altri aerei antincendio, oppure mettere in sicurezza 5 mila scuole o realizzare mille asili.

I caccia F35 – per altro con difetti strutturali di fabbricazione: è di pochi giorni fa un nuovo incidente che ha visto precipitarne uno nel mar del Giappone – sono veicoli d’attacco, quindi in violazione dell’articolo 11 della Costituzione, e possono essere utilizzati per il lancio di ordigni nucleari come le bombe B61 in corso di sostituzione nelle basi Usa e interforze di Aviano e Ghedi.

LA CORTE DEI CONTI ha anche stabilito di recente l’illogicità delle motivazioni con cui i precedenti governi, Renzi e Gentiloni, hanno confermato il programma in una valutazione costi-benefici. I costi infatti sono tutti dello Stato mentre i ricavi, se ci saranno, andranno solo alle industrie private e in particolare alla statunitense Lockheed Martin, unica azienda a produrre i caccia F35 per l’export, anche se una minima parte dell’assemblaggio finale in Europa viene fatto anche nello stabilimento di Cameri.

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