Alla fine nient’altro che un caso di cronaca, che ha però “scatenato i più bassi istinti”. Definisce così la vicenda che ha infiammato le polemiche nell’ultimo scorcio d’estate francese, il procuratore di Bastia, Nicolas Bessone.

Solo una rissa, insomma, quella del 13 agosto scorso tra tre fratelli d’origine maghrebina e alcuni abitanti di Sisco, un piccolo villaggio sulla costa corsa, a pochi chilometri da Bastia. I cinque imputati nel processo che si è celebrato il 15 settembre, i tre fratelli e due residenti nel borgo, sono stati condannati a pene lievi, e soltanto uno di questi sconterà in carcere 24 mesi, in ragione dei suoi precedenti. La rissa, diventata poi il simbolo di una frattura sociale sempre più netta nel paese, era stata provocata dal tentativo della famiglia d’origine marocchina (residente a Bastia) di privatizzare una spiaggia del villaggio. La scintilla all’origine delle violenze, sarebbe stata una foto, scattata da un diciottenne del luogo, sospettato dai tre fratelli di aver immortalato le loro compagne in riva al mare. Il ragazzo sarebbe stato picchiato da uno dei tre, e questo avrebbe scatenato la reazione violenta di decine di abitanti del villaggio, assortita dal tentativo di linciaggio della famiglia d’origini maghrebine. Soltanto l’intervento delle forze dell’ordine, come riportano le immagini degli eventi, ha evitato il peggio.

Fin qui, la ricostruzione degli avvenimenti. Tutto il resto, polemiche e ricostruzioni false comprese, raccontano della Francia di oggi. Nelle ore successive ai fatti, si era diffusa la notizia che la rissa (o tentativo di linciaggio) fosse stata originata dalla presenza di una donna in burkini e dalle rivendicazioni ispirate all’integralismo islamico dei tre fratelli. Lo stesso Gilles Simeoni, presidente nazionalista del Consiglio Esecutivo di Corsica, aveva evocato frasi a carattere radicale da parte dei tre, in un comunicato diffuso il giorno dopo, nel quale esprimeva la sua solidarietà ai cittadini di Sisco e invitava alla calma e ad evitare generalizzazioni nei confronti popolazione di origine nordafricana. Una posizione letta da molti come ambigua, perché figlia di una prospettiva divisiva. In realtà, su quella spiaggia, di burkini non ce ne erano mai stati, e, il comportamento dei tre fratelli, più che all’islamismo radicale, sembrava ispirato a una più comune arroganza da delinquenti di quartiere come sottolineato dal procuratore Bessone. Vero, invece, appare il tentativo di linciaggio anche se, come si è sentito nell’udienza del processo, la giustizia non si occupa delle folle, ma delle responsabilità personali. Ragion per cui soltanto due sischesi erano imputati. Tuttavia, le smentite degli inquirenti non hanno impedito che si entrasse nella logica del noi/loro, fino alla minaccia di alcuni identitari corsi, di marciare su un quartiere di Bastia a forte tasso di popolazione immigrata.

Lo stesso Valls, in un’escalation che è durata fino a poche settimane fa (quando il Consiglio di Stato ha sospeso il divieto di burkini), nel commentare la vicenda, era arrivato a dichiarare che questo capo d’abbigliamento “non è compatibile con i valori della Repubblica”. Solo che, come detto, la polemica non avrebbe avuto ragion d’essere. Al di là di questo, però, c’è chi nota nell’attenzione della stampa un tentativo di far credere che la Corsica sia una regione razzista. E’ il caso di François Alfonsi, storico membro del PNC (Partito della Nazione Corsa) e presidente dell’Alleanza Libera Europea. Per Alfonsi, esiste un’ondata di razzismo (complice il clima post-attentati) che interessa la Corsica, ma non più del resto della Francia. L’ex-eurodeputato parla di un’ossessione dei media per le spinte xenofobe nell’isola (come nel caso dell’assalto a un luogo di culto musulmano ad Ajaccio dello scorso dicembre) e denuncia come, gli stessi organi di stampa, dimentichino di riportare fatti simili che avvengono, ad esempio, nel sud del paese. Per il nazionalista corso, la questione è tutta lì. L’isola, come il resto del paese, è interessata dalle medesime istanze razziste, ma in Corsica queste fanno più rumore perché utilizzate strumentalmente per screditare i nazionalisti che hanno vinto le elezioni regionali dello scorso dicembre.