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Bulgaria, vince Trifonov, ma il suo governo sarà poco rock e molto tecnico

Bulgaria, vince Trifonov, ma il suo governo sarà poco rock e molto tecnicoSeggi a Sofia – LaPresse

Elezioni Trifonov, l’uomo del mistero, rimasto lontano dai riflettori per la durata della campagna elettorale, ha preso parola ieri per chiarire che non avrebbe fatto accordi di governo con nessuna delle forze politiche entrate in Parlamento

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 13 luglio 2021

La Bulgaria cambia musica e passa al rock di Slavi Trifonov, popolare cantante e conduttore televisivo, che con il suo ‘C’è un popolo come questo’ (Itn) ha battuto sul fil di lana Boyko Borisov, tre volte premier negli ultimi 12 anni.

Entrambi sono andati oltre le aspettative dei sondaggi, ma quello che per Trifonov è stato un trionfo, per Borisov è stato una debacle: lo showman, che non è neppure candidato al Parlamento, è riuscito a tirare la volata del suo partito, sorpassando seppur di misura il partito di centro destra dell’ex premier, Gerb.

A spoglio delle schede quasi ultimato, Itn è in testa con il 23.9% dei consensi, seguito dai conservatori di Gerb, fermi al 23.69%. E il margine tra i due, Borisov e Trifonov, potrebbe anche allargarsi, dopo il conteggio dei voti della diaspora, a favore dell’outsider.

Il sorpasso tanto temuto da Borisov si è materializzato: alle scorse elezioni, appena tre mesi fa, i conservatori avevano conservato la maggioranza relativa, pur perdendo terreno. Nuove accuse di corruzione, intimidazioni, intercettazioni ai danni degli oppositori politici, oltre alle sanzioni inflitte dagli Stati Uniti a uomini di affari collegati più o meno indirettamente con Borisov, hanno assestato un duro colpo ai conservatori in una delle elezioni che verrà ricordata anche per il crollo dell’affluenza, attestatasi intorno al 39%.

Il partito socialista (Bsp) della giurista, Korneliya Ninova, poi, ha mantenuto a fatica il terzo posto, raccogliendo il 13.51% dei voti, insidiato da Bulgaria democratica di Hristo Ivanov, partito d’orientamento centrista, che ha canalizzato parte delle proteste anti-governative esplose lo scorso anno. Con il 12.56% dei voti, Bulgaria democratica ha scalzato il Movimento per i diritti e le libertà (Dps), partito della minoranza turca, che ha raccolto il 10% dei consensi. Tra i partiti che sono riusciti a superare la soglia di sbarramento al 4%, ‘In piedi! Fuori i criminali!’ dell’ex difensore civico, Maya Manolova, mentre restano fuori i nazionalisti della coalizione ‘Patrioti bulgari’.

Se l’era Borisov sembra quindi giunta al capolinea, all’orizzonte non si intravede ancora un’alternativa. Le elezioni hanno restituito l’immagine di un Paese frammentato, con i partiti tradizionali – i conservatori del Gerb, i socialisti del Bsp, i turchi del Dps – che arretrano vistosamente di fronte all’avanzare dei partiti anti-sistema. Un fronte, quest’ultimo, eterogeneo, diviso e che nonostante il balzo in avanti, non ha i numeri per formare una maggioranza.

Trifonov, l’uomo del mistero, rimasto lontano dai riflettori per la durata della campagna elettorale, ha preso parola ieri per chiarire che non avrebbe fatto accordi di governo con nessuna delle forze politiche entrate in Parlamento. Il leader di Itn ha, poi, rivelato la rosa dei ministri che intende proporre, se riceverà l’incarico dal capo dello Stato.

Un governo tecnico, quello pensato da Trifonov, che include giovani esperti di ogni settore, la maggior parte dei quali con esperienze formative e professionali negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Il leader di Itn ha poi rivelato il nome del premier che intende proporre: Nikolay Vassilev, economista e ministro in due precedenti governi, nel 2001 e nel 2009, guidati dal Movimento Nazionale per la Stabilità e il Progresso, partito liberal fondato dall’ex monarca bulgaro Simeone II.

Tra le novità annunciate dallo showman, anche Teodora Genchovska, esperta in difesa e forze armate, proposta al ministero della Difesa, la prima donna che ricoprirebbe questo incarico, e Antonia Valentinova, che Trifonov vorrebbe nominare a capo di un ministero responsabile per la comunità rom. Ammesso ovviamente che l’outsider compia un’altra magia: quella di far eleggere un suo governo senza avere una maggioranza.

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