Di «spazio sconfinato» parla la presentazione di Buffalo, la rassegna di danza contemporanea e arti performative giunta quest’anno alla terza edizione. Il progetto di Teatro di Roma, affidato anche stavolta alla direzione artistica di Michele Di Stefano, ha infatti l’ambizione di portare spettacoli e performance in luoghi non convenzionali, così da ricodificare contemporaneamente gli spazi stessi e l’atto artistico, tra potenzialità impensate e punti di resistenza. Ne è un esempio il Museo Macro, dove anche quest’anno prenderà il via il festival oggi 10 giugno e vi rimarrà poi nella giornata successiva. Verranno utilizzate diverse sale, al chiuso e all’aperto, che permettono una differente disposizione del pubblico in un flusso continuo tra uno spettacolo e l’altro. È atteso per oggi il debutto firmato Silvia Calderoni e Ilenia Caleo, che si fanno autrici e performer accanto a diversi sodali in The present is not enough. La ricerca si ispira all’esperienza dei Piers di New York, quando negli anni ’70 i moli abbandonati sul fiume Hudson divennero luogo di arte e sesso sfidando ogni normatività. Ci sarà poi spazio per ospiti internazionali come tipico di Buffalo: la coreografa e danzatrice di origine ungherese Eszter Salamon presenta Monument 0.7: M/Others, spettacolo in cui condividerà la scena con la propria madre per indagare la relazione primigenia per eccellenza, mentre Sorour Darabi, francese di origine iraniana, trasporrà in danza una riflessione sul linguaggio in relazione al genere.

SI CONTINUERÀ l’11 giugno con Silvia Rampelli che presenterà una creazione pensata per il festival sull’emergere della presenza, i Kinkaleri porteranno HellO°, costola del loro OtellO, e il coreografo tedesco Fabrice Mazliah proporrà un duetto tra un corpo umano e uno non umano. Buffalo si snoderà poi in altri luoghi, il 14 giugno a Villa Medici dove ingloberà due performance di borsisti dell’Accademia, mentre la giornata finale sarà giovedì 17 giugno alle Terme di Diocleziano con la performance I’LL DO, I’LL DO, I’LL DO dei Dewey Dell, che insceneranno un sabba immaginario; Cindy Van Acker proporrà due assoli pensati in stretto legame con gli interpreti e i Muta Imago la lettura-performance Le moi est une illusion, viaggio nel tempo dalle civiltà paleolitiche a quelle del futuro, «sconfinando» non solo tra discipline e spazi, ma anche tra le epoche.