Chi li ha contati dice che quello di Roma è stato per lui il concerto numero 3520. Niente male per un arzillo chitarrista nato a Freehold, New Jersey, 73 anni fa: sommati fanno quasi 10 anni su e giù dal palco nei cinque continenti.

L’ultimo tour mondiale di Bruce Springsteen plana a Roma nel fango del Circo Massimo (menzione speciale per l’apertura affidata a White Buffalo e Sam Fender) e apre un sipario spazio-temporale che lascia fuori le polemiche (sulle mancate parole di solidarietà per l’alluvione in Emilia-Romagna) e smonta critiche e dubbi (ottima l’organizzazione in condizioni ai limiti dell’impraticabilità).

Bruce Springsteen e la E Street Band live al Circo Massimo di Roma nel 2023, foto Mathias Marchioni

Con la sua semplice e assoluta alterità dall’umida realtà di noi umani l’arte è arte, stop.

Una performance adamantina, senza fronzoli né effetti speciali, un palco essenziale, qualche luce e tanti maxischermi: solo Bruce, la E Street Band e un gruppo eccellente di fiati, percussioni e cori.

Qualcuno pensa che Bruce Frederick Joseph Springsteen debba ancora dimostrare qualcosa. Eppure qualcosa nella vita ha fatto: ha suonato per i desaparecidos in Argentina e contro l’Apartheid ai bordi del Sud Africa con Amnesty, già Medal of Freedom, è stato appena premiato con la National Medal of Arts da Joe Biden, onorato nel suo stato di nascita con uno Springsteen Day istituzionale il 23 settembre, premio Oscar per Streets of Philadelphia (e i diritti lgbtq anni prima che esistesse questa sigla), due Golden Globe, decine di Grammy, Tony Award, Emmy, venti album pubblicati, dischi d’oro e di platino, il Super Bowl, una band che suona insieme dall’adolescenza, una figlia medaglia d’argento alle Olimpiadi, una moglie compagna di vita e di musica… il tutto – giurano – senza usare droghe e soffrendo di una devastante depressione cronica resa nota qualche anno fa nella sua straordinaria autobiografia.

Bruce Springsteen e la E Street Band live al Circo Massimo di Roma nel 2023, foto Mathias Marchioni

Tutto quello che un artista può desiderare, a cominciare dall’incondizionato amore dei suoi fan dall’infanzia alla maturità, il Boss l’ha ottenuto grazie alla sua arte e alla sua integrità, intatte per più di mezzo secolo.

Tre le canzoni sottotitolate in italiano sugli schermi giganti, con i messaggi d’amore per i fan (Letter to you, scritta durante il Covid nel 2020, Last Man Standing e l’acustica finale I’ll see you in my Dreams, ci torneremo dopo).

Niente chiacchiere con il pubblico (solo un “ciao Roma” e un “grazie Roma”), armoniche e plettri regalati a ragazze e bambini in prima fila.

Certo, la tensione sessuale con il pubblico e vagamente omoerotica tra i membri della band dei concerti nell’epoca storica oggi è giocoforza assente. La liberazione e redenzione cantate da Springsteen in ogni canzone, nella terza età sono ormai asessuate, non più fisiche ma poetiche.

Bruce Spingsteen (al centro) con Nils Lofgren (sin) e Steve Van Zandt sul palco del Circo Massimo di Roma nel 2023, foto Mathias Marchioni

Springsteen è veramente l’ultimo maestro del rock ‘n roll, l’ultimo Uomo rimasto, the Last Man Standing (come recita una sua canzone commovente, suonata con voce e chitarra in onore della sua prima band del 1965, i Castiles, di cui Bruce è l’ultimo ancora in vita).

Noi non li abbiamo visti ma dicono che sul prato tra i 60mila fan romani (e centinaia di turisti americani, riconoscibili perché perlopiù immobili come cipressi) c’erano Sting, Nick Cave, Thomas dei Maneskin, Chris Rock, Isla Fisher, Edoardo Leo, Luca Marinelli, Giuseppe Battiston, Nick Mason dei Pink Floyd, Lars Ulrich dei Metallica, Woody Harrelson e chissà chi altro.

La scaletta del concerto, a differenza del passato, conosce pochissime variazioni, è sostanzialmente identica alle date di Parigi e Dublino (tranne una magnifica Darkness proprio al tramonto).

Nelle 28 canzoni le hit non mancano, ma con ritocchi da maestro: Because the Night, pur abbattuta di tonalità, è sempre un inno all’amore, c’è il ritornello di Born in the Usa strozzato e sgonfiato di ogni retorica nazionalista, mentre l’esplosiva Backstreets finisce nei sussurri “to the end”….

Bruce Springsteen e la E Street Band live al Circo Massimo di Roma nel 2023, foto Matteo Bartocci
Bruce Springsteen
“Bob Dylan ha liberato le nostre menti, ma Elvis ha liberato i nostri corpi”

Non c’è voglia di strafare in questo tour tiratissimo che si srotola come un pitone lungo una carriera.

Bruce del resto è un performer degno delle hall of fame, tra totem della musica americana come Presley e Dylan (“Bob Dylan ha liberato le nostre menti, ma Elvis ha liberato i nostri corpi”, ha detto Springsteen una volta) ma anche Sinatra e Marvin Gaye. Un juke box umano che si è abbeverato e ha reinterpretato gran parte della musica americana, non solo bianca ma anche quella black.

Bruce Springsteen e la E Street Band nel 2023, foto Bruce Springsteen

L’E Street Band è un tappeto volante in grado di portarti ovunque e Bruce gli lascia spazio.

Durante E Street Shuffle ad esempio la “sfida” di assoli tra Max Weinberg alla batteria e Anthony Almonte alle percussioni sembra una lotta tra un veterano T-Rex e un giovane velociraptor. Tre ore di musica senza pause, neanche per bere un goccio d’acqua. Bruce lega tutto con una voce potente, molti assoli di chitarra e tanta armonica a bocca.

Le foto del concerto di Dublino

I fan di Springsteen giudicano i concerti come annate di buon vino: 1973, 1985…. e quindi che concerto è questo, del 2023? Dove collocarlo in “cantina”?

Ciò che lo rende unico sono almeno due cose.

La prima, solare, è il livello di performance live inarrivabile, assoluta e probabilmente irripetibile. Giuriamo di aver visto con i nostri occhi il volto del Boss distendersi e ringiovanire alla terza ora di concerto. Alchimia del rock.

La seconda, più intima, è il filo dark che sotto sotto lega e dà il tono al concerto, ed è il rapporto con la morte, con gli amici e con ciò che resta.

Bruce Springsteen
“L’ultimo regalo della morte è una visione più ampia della vita”

Non ci sono dichiarazioni roboanti né calligrafie nell’omaggio ai “brothers and sisters on the other side” (un verso di Ghosts): “Quando sei avanti negli anni ti senti di camminare su un lungo binario e a un certo punto vedi lontano una luce bianca venirti incontro. Ma più si avvicina più tutto è illuminato. L’ultimo regalo della morte è una visione più ampia della vita”, dice piano piano Springsteen in un breve monologo sussurato e preparato.

C’è, nei bis, l’omaggio ai membri della Band che sono morti (Clarence Clemons e Danny Federici), un bacio al cielo di Jake Clemons prima dell’assolo sax di Thunder Road, il saluto ai fan nell’ultima, struggente, canzone acustica.

Ora Bruce è solo, sul palco scuro, armonica e chitarra, illuminato da un occhio di bue sotto il Palatino e una luna a falce.

Canta. “Vi rivedrò nei miei sogni, quando tutte le nostre estati finiranno, e ci rivedremo, e rideremo ancora, perché la morte non è la fine” (per avere un’idea qui il video del live a Barcelona).

Bruce Springsteen live a Dublino nel 2023, foto Bruce Springsteen

La tristezza dell’addio è ricomposta in tutto ciò che di bello è stato fatto insieme. Perché la verità ultima, che ti resta mentre torni a casa, è che sui concerti di Springsteen non cala mai il sole.

Errata Corrige

A proposito dell’ottima organizzazione, alcuni fan ci hanno riferito di gravi problemi di sync tra video e musica nella seconda metà del lunghissimo prato del Circo Massimo. Da dove eravamo noi non si sono visti ma ce li hanno raccontati in diversi e quindi lo riportiamo qui per completezza.