Brevi dal mondo: Yemen, Kurdistan, Libano, Egitto, Turchia e Algeria

Missile Houthi arriva a Riyadh, intercettato

A mille giorni dall’inizio della guerra e con il bilancio Onu degli ultimi raid sauditi sullo Yemen (136 morti dal 6 dicembre), gli Houthi reagiscono: un missile, lanciato ieri dal nord del paese, ha volato per mille km ed è stato intercettato dalla difesa saudita sopra la capitale Riyadh.

Il target, dice la tv al-Masirah vicina agli Houthi, era il palazzo di Yamamah, residenza di re Salman. Non è il primo missile che compie tale traiettoria: il 4 novembre un razzo era caduto sull’aeroporto di Riyadh. Usa e Arabia accusano l’Iran di fornire simili armi. Teheran smentisce.

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Proteste in Kurdistan: 5 morti, 80 feriti

Per il secondo giorno consecutivo il Kurdistan iracheno è attraversato da proteste di piazza nelle principali città, da Erbil a Suleimaniya. Migliaia di manifestanti hanno dato alle fiamme l’ufficio del sindaco a Koysinijaq e sedi del partito di governo Kdp (del clan Barzani). La polizia ha reagito con violenza: cinque morti e 80 i feriti. La gente chiede le dimissioni dell’esecutivo, in crisi nera dopo la fallita indipendenza.

Ieri i servizi Asayish hanno chiuso la tv indipendente Nrt di Sulaymaniyya, accusata di fomentare le proteste, riporta Agenzia Nova.

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Beirut: a sud Israele costruirà un muro

La denuncia arriva dal presidente libanese Michel Aoun, recapitata al coordinatore speciale dell’Onu per il Libano, Pernille Dahler Kardel: lo Stato israeliano sta per costruire un muro di separazione lungo la linea blu, la frontiera tra Libano e Israele disegnata dalle Nazioni Unite nel 2000, quando l’esercito israeliano si ritirò dal sud del Paese dei Cedri.

Il muro «non rispetta la linea di confine internazionale», ha detto Aoun, che ha poi aggiunto un dato significativo: «Dal 2000 Israele ha violato il confine libanese 11mila volte».

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Colonnello egiziano si candida: arrestato

È stato condannato ieri a sei anni il colonnello egiziano Ahmed Konsowa a due settimane dall’annuncio di volersi candidare alle elezioni presidenziali del 2018. Secondo il suo legale, l’accusa è aver annunciato la candidatura mentre era dipendente delle forze armate.

Nel paese dei golpe militari e del presidente generale al-Sisi (uscito dall’esercito nel 2014), non si può fare. Konsowa ha cercato invano di dimettersi per tre anni, arrivando fino alla Corte Suprema. Dal 3 dicembre è agli arresti, denuncia la moglie.

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Turchia, detenuti 51 membri dell’Hdp

Ieri la polizia turca ha compiuto una serie di raid in diverse città della provincia di Smirne e arrestato 51 membri dei partiti filo-curdi di opposizione Hdp e Dbp. Tra questi i presidenti di alcuni consigli locali.

Pochi giorni fa è stata resa nota la difesa di Ankara di fronte alla Corte Europea dei diritti umani in merito all’arresto (nel novembre 2016) dei co-presidenti Demirtas e Yüksekdag e 8 parlamentari dell’Hdp: le detenzioni, dice il governo turco, «sono necessarie a proteggere la società democratica». Sono tutti accusati di terrorismo, rischiano centinaia di anni di carcere.

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Salman come Trump, ira saudita su Algeri

Abdullah bin Mohammed bin Ibrahim al-Sheikh, presidente del Consiglio della Shura saudita, non ha affatto camuffato la rabbia di Riyadh durante l’incontro di lunedì con i vertici algerini. A scatenare la furia uno striscione mostrato dai tifosi della squadra Ain Melilla lo scorso sabato: accanto alla Cupola della Roccia a Gerusalemme c’è un viso, metà faccia di re Salman e metà del presidente Usa Trump. Sotto la «didascalia»: «Due facce della stessa medaglia».

Per Riyadh un insulto, per i popoli arabi una mera realtà.