Brevi dal mondo: Kenya, Hong Kong, Porto Rico, Iran
Internazionale Ministro kenyota in cella, coinvolta azienda italiana. Manifestanti pestati, la polizia di Hong Kong non interviene. Porto Rico in piazza da due settimane: «Via il governatore». Teheran: abbiamo arrestato 17 spie della Cia
Internazionale Ministro kenyota in cella, coinvolta azienda italiana. Manifestanti pestati, la polizia di Hong Kong non interviene. Porto Rico in piazza da due settimane: «Via il governatore». Teheran: abbiamo arrestato 17 spie della Cia
Ministro kenyota in cella, coinvolta azienda italiana
Henry Rotich, ministro delle finanze del Kenya, è stato arrestato ieri con l’accusa di aver violato le procedure di appalto nel contratto per la costruzione di due dighe a Kimwarer e Arror. Il progetto, dal valore di oltre 450 milioni di dollari, era stato vinto dall’italiana Cmc di Ravenna. Dal Kenya richieste di arresto per oltre 20 persone, tra cui il direttore della Cmc che si dice estranea ai fatti.
***
Manifestanti pestati, la polizia di Hong Kong non interviene
A inchiodare gli agenti ci sono i video: la polizia di Hong Kong non è intervenuta mentre decine di uomini vestiti di bianco e a volto coperto, domenica sera, in una stazione dei treni nella zona di Yuen Long picchiavano con i bastoni manifestanti di ritorno da una protesta anti-governativa. Almeno 45 i feriti, uno è grave. Tra loro una donna incinta.
***
Porto Rico in piazza da due settimane: «Via il governatore»
Porto Rico è in piazza da 12 giorni, la protesta più ampia da decenni: ieri in migliaia hanno bloccato le strade mentre veniva lanciato lo sciopero generale. Chiedono le dimissioni del governatore
Ricardo Rosselló dopo la pubblicazione di 900 pagine di chat private, omofobe e misogine, che si aggiungono ad accuse di corruzione.
***
Iran: «Arrestate 17 spie della Cia». Trump: «Bugie»
Ieri l’Iran ha reso nota la cattura di 17 persone accusate di lavorare per la Cia, tra marzo 2018 e marzo 2019. Alcune di loro sono state condannate a morte, altre a lunghe pene detentive. Le identità dei 17 iraniani non sono state rese pubbliche. Ad annunciarlo è stato, in una nota, il ministero dell’Intelligence, secondo cui «le spie erano impiegate in aree sensibili dei settori economico, nucleare, infrastrutturale, militare e cyber dove raccoglievano informazioni segrete».
Erano state reclutate – aggiunge – con «la trappola del visto», ovvero quando andavano a chiedere un permesso di ingresso negli Stati uniti o per rinnovarne uno esistente. A stretto giro è arrivata la reazione Usa: il presidente Donald Trump ha negato che le persone arrestate abbiano avuto legami con la Cia.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento