Brevi dal mondo: Iraq, Guinea, Sudan
Internazionale Manifestanti uccisi, il governo iracheno si auto-assolve. Protestano in Guinea: condannati al carcere. Torna la piazza sudanese: dopo Bashir via anche il partito
Internazionale Manifestanti uccisi, il governo iracheno si auto-assolve. Protestano in Guinea: condannati al carcere. Torna la piazza sudanese: dopo Bashir via anche il partito
Manifestanti uccisi, l’Iraq si auto-assolve
A due settimane dalle proteste esplose a Baghdad e nel sud dell’Iraq contro povertà e corruzione, duramente represse dalla polizia, l’inchiesta governativa si è conclusa con un’autoassoluzione: nessun funzionario ha ordinato di sparare sui manifestanti, dice il governo. Eppure la conta delle vittime è altissima: 107 manifestanti uccisi e 3.400 feriti. Per l’inchiesta, la responsabilità va attribuita alla scarsa capacità della polizia di affrontare le proteste. Polizia per la cui formazione sono stati spesi milioni di dollari.
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Protestano in Guinea: condannati al carcere
Sono stati condannati al carcere cinque leader dell’opposizione e attivisti in Guinea per aver organizzato proteste di piazza contro la riforma costituzionale che permetterebbe al presidente Alpha Conde di correre per un terzo mandato. Tra i condannati Abdourahmane Sanoh, ex ministro, e quattro membri della federazione National Front for the Defence of the Constitution. Un anno di carcere per il primo e sei mesi per gli altri con l’accusa di aver incitato alla disobbedienza organizzando la settimana scorsa la protesta a Conarky.
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Sudan, dopo Bashir via anche il partito
Dopo Bashir, se ne vada anche il suo partito. È la richiesta mossa da decine di migliaia di sudanesi, scesi in piazza lunedì a Khartoum, Omdurman, Madani, Al-Obeid, Port Sudan e in Darfur. Al nuovo governo civil-militare chiedono lo smantellamento del National Congress Party, il partito dell’ex presidente cacciato ad aprile da una mobilitazione di massa. La protesta ha chiesto inoltre «giustizia per i martiri», i centinaia di uccisi per mano dei paramilitari e dell’esercito durante le proteste iniziate a dicembre 2018 e terminate solo in estate.
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