Iran, condannata a morte allenatrice di pallavolo

Era stata arrestata mentre partecipava a una manifestazione a Pakdasht, nella provincia di Teheran: l’allenatrice di pallavolo Fahimeh Karimi – madre di tre figli – è stata condannata a morte dalla magistratura iraniana con l’accusa di aver preso a calci un basij, paramilitare della Repubblica islamica, e di essere una delle leader della rivolta.

Massacro di 50 civili nel Nord Kivu, M-23 sotto accusa

Le forze armate della Repubblica democratica del Congo hanno accusato i ribelli del gruppo M23 di aver massacrato 50 civili nella città di Kishishe, martedì scorso, malgrado l’accordo di un cessate il fuoco raggiunto la settimana scorsa. Ai colloqui, svoltisi a Luanda, non era presente nessuna rappresentanza dell’M23. Il portavoce politico dei ribelli, Lawrence Kanyuka, respinge le «accuse infondate».

L’Eritrea minaccia gli accordi di pace nel Tigray

Secondo il Tigray Emergency Center, tra il 17 e il 25 novembre le forze armate eritree avrebbero ucciso 111 civili e feriti altri 103. Il documento afferma anche che ci sono stati 39 rapimenti imputabili alle forze armate eritree e la distruzione di almeno 240 case. Le violenze continuano nonostante il 2 novembre in Sudafrica sia stato raggiunto un accordo di pace tra il governo etiope e il Tigray People’s Liberation Front, che ora è in bilico. In base all’intesa le forze tigrine avrebbero dovuto consegnare le armi entro 30 giorni, ma ora fanno sapere che lo faranno solo quando i soldati eritrei lasceranno il campo. Il mediatore di pace dell’Unione africana, Olusegun Obasanjo, ha invitato le «truppe straniere» a lasciare il Tigray.

Caso Sudafrica, Ramaphosa per ora resta presidente

È durata meno di un’ora la riunione dei vertici dell’African National Congress che ieri doveva discutere il caso Phala Phala lo scandalo a base di fondi occulti, una strana rapina e il tentativo di tenerla segreta, che rischia di chiudere anzitempo il mandato presidenziale di Cyril Ramaphosa. Il giudizio del partito resta sospeso, in attesa che i singoli funzionari prendano visione del rapporto stilato sulla vicenda da una commissione parlamentare indipendente. Nelle cui conclusioni ci sarebbero gli estremi per aprire un procedimento di impeachment. Il documento verrà reso pubblico il 6 dicembre; per Ramaphosa dimettersi prima di quella data – fa notare il presidente nazionale dell’Anc Samson Gwede Mantashe – sarebbe «prematuro».

Elon Muk sospende Kanye West da Twitter

Elon Musk ha dovuto infine fare i conti con il suo «assolutismo» in favore della libertà di parola e sospendere un account su Twitter: proprio quello del rapper Kanye West che aveva riaccolto sulla piattaforma appena ne era diventato il proprietario. Nella notte infatti West aveva postato una svastica dentro una stella di David, e poco prima aveva promosso la sua partecipazione all’ultima puntata di Infowars di Alex Jones durante la quale ha detto di «amare» gli ebrei, «ma anche Hitler». «Ho fatto del mio meglio – ha twittato Musk – ma ha violato ancora una volta le nostre regole contro l’incitamento alla violenza. L’account sarà sospeso», ancora non si sa per quanto. Lo stesso West (che per le sue ricorrenti esternazioni antisemite ha perso contratti milionari con Gap e Adidas) è corso a segnalare la sospensione sulla piattaforma di Donald Trump, Truth Social.

Pacchi insanguinati alle ambasciate ucraine

Dopo i sei pacchi incendiari inviati alle istituzioni spagnole impegnate nel sostegno militare all’Ucraina – fra cui uno all’ambasciata di Kiev a Madrid, dove un dipendente è rimasto ferito – , ieri il portavoce del ministero degli Esteri ucraino Oleh Nikolenko ha denunciato l’invio di ulteriori pacchi. Stavolta contengono «occhi di animali», e sono stati ricevuti dalle ambasciate dell’Ucraina in Ungheria, nei Paesi bassi, in Croazia e in Italia. Oltre che dai consolati presenti a Napoli, Cracovia e Brno, nella Repubblica Ceca. «Stiamo studiando il significato del messaggio» dei «pacchi insanguinati», ha affermato Nikolenko, che ha anche riportato un messaggio del ministro degli Esteri Dmytro Kuleba: «Abbiamo ragione di credere che sia in corso una campagna terroristica e intimidatoria ben pianificata, rivolta alle ambasciate e i consolati ucraini».

Zelensky: sanzioni alla chiesa ortodossa

Ieri il presidente ucraino ha firmato un decreto che consente al Consiglio di sicurezza e difesa nazionale di applicare sanzioni contro i membri del clero di organizzazioni religiose «affiliate» alla Russia. Il principale bersaglio è la Chiesa ortodossa ucraina che fa capo al Patriarcato di Mosca (UOC-MP) e dipende dalla Chiesa ortodossa russa. Il 23 novembre la notizia che gli agenti dei servizi segreti ucraini avevano fatto irruzione nel monastero delle grotte di Kiev per trovare materiale incriminante aveva lasciato supporre che la convivenza tra i pope di Mosca e il governo di Kiev era diventata impossibile. Da ieri lo è di fatto.