Brevi dal mondo: Iran, Colombia-Venezuela, Uganda

Iran, 150 le città in rivolta. Amnesty: «Uccisi 4 bambini»

Decimo giorno di mobilitazione in Iran contro le autorità della Repubblica islamica, iniziata dopo l’uccisione della 22enne Jhina Mahsa Amini per mano della polizia morale: secondo i dati ufficiali sarebbe di 41 il bilancio totale degli uccisi in piazza. Ma i manifestanti non concordano: i morti sono di più. Tra loro, dice Amnesty, anche quattro bambini. Cresce anche il numero degli arrestati: 450 solo nella provincia settentrionale di Mazandaran, almeno 1.200 nel resto del paese (di cui 20 giornalisti) con oltre 150 città che si sono unite alla rivolta. E mentre Stati uniti ed Europa pensano a nuove sanzioni, Teheran ha convocato gli ambasciatori di Gran Bretagna e Norvegia per «interferenze negli affari interni e incitamento contro la sovranità dell’Iran».

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Petro tende la mano a Maduro: valichi verso la riapertura

Dopo la rottura dei rapporti diplomatici da parte del predecessore Duque, la Colombia del presidente Petro – come promesso in campagna elettorale – riapre al Venezuela. E parte dai confini: saranno riaperti due valichi, destinati al transito commerciale di vestiti, beni alimentari, carta, tra la città colombiana di Cucuta e lo stato venezuelano di Tachira. Ieri Petro era al Simon Bolivar International Bridge, uno dei valichi principali tra i due paesi, per la cerimonia di riapertura, dopo che a fine agosto con il presidente Maduro aveva annunciato la ripresa delle relazioni diplomatiche.

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In Uganda appare Ebola: 18 contagi, già quattro morti

In Uganda sale a 16 il bilancio dei contagi da un ceppo del virus Ebola (per cui non esiste vaccino). Quattro i morti. Nel distretto colpito, Mubende, sono stati vietati gli spostamenti non necessari e i raduni pubblici.