Obiang resta solo, senza opposizione

In Guinea equatoriale la Corte suprema ha messo al bando il principale partito di opposizione e condannato a pene pesanti 21 dei suoi membri, accusati per le violenze a margine delle elezioni dello scorso anno. È una vera sentenza di dissoluzione per il CI Party (Partito dei Cittadini per l’innovazione), che accusa di corruzione e metodi dittatoriali sempre più espliciti il regime di Teodoro Obiang Nguema, al potere dal lontano 1979 nel piccolo – ma ricchissimo di petrolio – stato africano.

Malesia al voto per il parlamento
Il parlamento malese il 7 aprile 2018, due mesi e mezzo prima della sua scadenza naturale, è stato sciolto dall’attuale premier Najib Razak, a capo del partito conservatore al governo dall’indipendenza del 1957. Oggi quindi si vota. Per Razak potrebbe essere decisiva la crescita economica degli ultimi anni, nonostante un aumento del costo della vita, e la forza dei voti di etnia Malay che hanno occupato tutte le cariche pubbliche e politiche. La minoranza cinese, considerata potenzialmente decisiva per l’esito del voto, appoggerà invece un’opposizione la cui composizione è clamorosa: a capo della coalizione c’è infatti l’ex premier 92enne Mahathir Mohamad, tornato in politica proprio contro Razak considerato una «sua» creatura politica. La campagna elettorale è stata senza esclusione di colpi: grazie a una contestata legge contro le «fake news» l’anziano Mahatir è stato messo sotto inchiesta. Nonostante il grande ritorno di Mahatir le previsione danno come favorito Razak: tutta l’Asia guarda a questa tornata elettorale sperando nella stabilità.