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Brevi dal mondo: Corno d’Africa, Polonia, Palestina

Brevi dal mondo: Corno d’Africa, Polonia, Palestina

Internazionale Onu: in 13 milioni soffrono la fame nel Corno d’Africa. L’Unione europea taglia i fondi alla Polonia. Uccisi 3 militanti palestinesi, protesta a Nablus

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 9 febbraio 2022

Onu: in 13 milioni soffrono la fame nel Corno d’Africa

Nel Corno d’Africa numeri spaventosi, secondo il World Food Programme dell’Onu: 13 milioni di persone soffrono la fame a causa della siccità che ha colpito Etiopia, Kenya e Somalia. Con piogge al di sotto delle medie stagionali, «i raccolti sono rovinati, le greggi muoiono e la fame cresce», spiega Michael Dunford, direttore regionale del Wfp per l’Africa orientale, chiedendo interventi immediati a sostegno delle comunità, colpite – per la scarsità di prodotti agricoli – da disoccupazione nelle campagne e l’aumento dei prezzi del cibo.

L’Unione europea taglia i fondi alla Polonia

In una decisione senza precedenti, la Commissione europea tratterrà 15 milioni di euro dai fondi destinati alla Polonia come compensazione per i mancati pagamenti della multa imposta dalla Corte di Giustizia. La Polonia, in base all’ordine del settembre 2021, deve versare 500mila euro al giorno finché non interrompe le estrazioni di lignite nella miniera di carbone di Turów, contrarie alla legislazione ambientale Ue. I 15 milioni coprono i mancati pagamenti nel periodo che va dal 20 settembre al 19 ottobre del 2021, e sono attesi ulteriori tagli qualora la Polonia non dovesse pagare la somma dovuta. «Esploreremo tutte le vie legali possibili per appellarci contro i piani della Commissione», ha detto il portavoce governativo polacco Piotr Müller.

Uccisi 3 militanti palestinesi, protesta a Nablus

Migliaia di palestinesi hanno partecipato ieri ai funerali di Ashraf al Mubsalit, Muhammad al Dakhil e Adham Mabrouk, tre militanti delle Brigate dei Martiri di Al Aqsa (fino al 2007 braccio armato di Fatah) uccisi da un’unità speciale israeliana qualche ora prima a Nablus. I riti funebri si sono trasformati in una ampia protesta contro Israele e la ripresa dei cosiddetti «omicidi mirati di palestinesi». Per Israele erano dei «terroristi» che avevano aperto il fuoco più di una volta contro postazioni militari in Cisgiordania.

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