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Brevi dal mondo: Corea del Nord, Egitto, Israele

Brevi dal mondo: Corea del Nord, Egitto, Israele

Kim e le udienze a Pechino e Mosca Ieri il treno giunto a Pechino lunedì è ripartito per la Corea del Nord, senza che nessuno abbia ufficializzato o meno la […]

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 28 marzo 2018

Kim e le udienze a Pechino e Mosca
Ieri il treno giunto a Pechino lunedì è ripartito per la Corea del Nord, senza che nessuno abbia ufficializzato o meno la presenza del leader nord coreano nella capitale cinese. Solitamente, del resto, quando si tratta di Corea del Nord, annunci su incontri e decisioni sono sempre state rese pubbliche solo dopo il ritorno a Pyongyang del convoglio ferroviario e del suo illustre ospite. Oggi quindi ne sapremo di più, benché si possa ipotizzare un fervente momento diplomatico: se fosse Kim o meno, infatti, un alto funzionario si è sicuramente recato a Pechino, mentre tra un paio di giorni dovrebbe arrivarne un altro in Russia, Ri Yong Ho, ministro degli esteri di Pyongyang. A questo punto emergerebbe un quadro più preciso: la Corea del Nord sta procedendo a «tastare» il polso dei propri principali alleati (e se fosse andato Kim a Pechino, il giovane leader dimostrerebbe di dare un peso diverso alla Cina rispetto alla Russia) per compiere mosse future, ovvero rispondere o meno e in che modo ai tanti inviti che Kim Jong-un ha ricevuto negli ultimi tempi.

Egitto, multe a chi non va a votare
La campagna per spingere gli egiziani alle urne è martellante: se personaggi famosi e star nazionali invitano a votare per le presidenziali che si chiudono domani (dall’esito scontato, favorevole all’attuale presidente al-Sisi), l’Autorità nazionale per le elezioni avrebbe minacciato multe a chi si astiene. Lo riportano media locali citando il portavoce al-Sherif, scriveva ieri Agenzia Nova: «La Nea ha il diritto di multare chi non ha votato». Al momento, però, né bombardamenti mediatici né minacce sembrano attecchire: secondo fonti interne all’Autorità per le elezioni lunedì ha votato meno del 14% dei 60 milioni di aventi diritto al voto. Per pigrizia, suggerisce il governo. Per il boicottaggio, rispondono le opposizioni.

Israele arresta 468 operai palestinesi
In vista della Pasqua ebraica, la polizia israeliana – coadiuvata dall’aviazione e da «volontari», per un totale di 2.300 uomini – ha lanciato una vasta campagna di arresti di lavoratori palestinesi illegali. Da sabato ne sono stati arrestati 468. Decine i luoghi di lavoro perquisiti, fermati anche 32 datori di lavoro e caporali. «L’operazione continuerà fino a quando sarà necessario», ha detto il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld. Secondo organizzazioni locali, sarebbero circa 50mila i palestinesi che lavorano illegalmente in Israele, privati dei diritti basilari, sottopagati o non pagati affatto dopo settimane di lavoro e oggetto di vessazioni e abusi.

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