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Brasile, arrestato il tesoriere del Pt

Brasile, arrestato il tesoriere del PtL'arresto del tesoriere del Pt – Reuters

Brasile Secondo l’inchiesta della magistratura, alti funzionari della Petrobras avrebbero stornato almeno 4 miliardi di dollari, ricevuti da grandi imprese edilizie in cambio di appalti per la costruzione di nuovi impianti.

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 17 aprile 2015

Un’altra scossa al Pt, il Partito dei lavoratori che governa il Brasile. Joao Vaccari Neto, il tesoriere, è stato arrestato mercoledì e si è dimesso dall’incarico. Neto è stato chiamato in causa da diversi pentiti nella gigantesca inchiesta per corruzione che interessa la petrolifera di stato, Petrobras. Era già stato arrestato il 5 febbraio e poi incriminato il 16 marzo con l’accusa di aver ricevuto circa 1,2 milioni di dollari in 24 versamenti: tangenti attraverso donazioni elettorali.

Secondo l’inchiesta della magistratura, alti funzionari della Petrobras avrebbero stornato almeno 4 miliardi di dollari, ricevuti da grandi imprese edilizie in cambio di appalti per la costruzione di nuovi impianti. Nel caso di Vaccari Neto, il pm Carlos Fernandes Santos Lima sostiene che esistono fatture di pagamenti per servizi non erogati. Il tesoriere sarebbe anche coinvolto in una rete di fatture false per lo storno di denaro destinato alla pubblicità. In una recente deposizione davanti alla Commissione parlamentare che indaga sulle presunte irregolarità di Petrobras, Neto ha ripetutamente negato ogni addebito e contestato il teorema accusatorio.

Ha sostenuto che tutte le donazioni al suo partito sono state volontarie, senza alcun tipo di scambio. Ha anche ammesso di aver conosciuto Alberto Yousseff, uno dei perni dell’accusa, ma di non aver avuto con lui nessuno scambio di carattere finanziario. La polizia ha arrestato il tesoriere nella sua casa di San Paolo per portarlo a Curutiba davanti al magistrato Sergio Moro, titolare dell’inchiesta sul cosiddetto Lava Jato. Neto è in custodia cautelare. Nel corso di una conferenza stampa, la polizia federale ha detto che l’arresto si basa su “indizi concreti” che portano a ripetuti episodi di riciclaggio di denaro e frode del sistema finanziario. Il Pt ha emesso un comunicato di sostegno a Vaccari Neto in cui ritiene il suo arresto “ingiustificato”, si dice convinto della sua innocenza e ricorda il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria.

L’impianto accusatorio dell’’inchiesta Petrobras chiama in causa per tangenti 47 politici di alto livello, compresi i presidenti delle due camere del Congresso, ex ministri del governo Rousseff e membri del Pt. Secondo alcuni pentiti, le tangenti hanno finanziato anche la prima campagna elettorale della presidente Dilma Rousseff, ora al governo del paese per un secondo mandato.

Fare mercato delle risorse pubbliche, è sicuramente un atto riprovevole. Ma difficilmente si può comprendere l’estensione planetaria della corruzione senza analizzare le storture profonde che la producono o la incentivano, nel nord o nel sud del mondo. L’inestricabile intreccio fra potentati economici e partiti politici che governa gli apparati tradizionali rischia così di stritolare anche chi si trova a mettervi mano – per scelta degli elettori – e magari prova a innescare un cambiamento. A questo si aggiunge l’uso dello strumento giudiziario a fini politici, brandito per sottomettere governi o alleanze progressiste. Un meccanismo in cui finiscono stritolati anche singoli capri espiatori, com’è accaduto al sindacalista Henrique Pizzolato, iscritto al Pt e vicino a Lula, ora in attesa di estradizione in Italia, frettolosamente accusato di finanziamento illecito.

A 51 anni dal colpo di stato militare del 31 marzo 1964 e a 12 dalla svolta impressa dal governo Lula al ciclo neoliberista seguito al ritorno alla democrazia, nel 1985, il paese vive una profonda crisi di passaggio. Verso quale direzione? Le destre, e i potentati che le sostengono a livello transnazionale, premono perché la piazza spazzi via Dilma Rousseff, chiedendo l’empeachment nonostante l’assenza di appigli giuridici.

Un’”altra” piazza – quella della sinistra di alternativa e dei movimenti sociali -, pur cosciente dei rischi di ritorno al passato, preme invece per realizzare riforme di struttura. Occorre – dice il Movimento dei Senza terra – “spostare la discussione nelle strade”, svincolare la democrazia brasiliana dal ricatto del finanziamento privato delle campagne elettorali scommettendo sulla democrazia partecipativa. Un percorso che le organizzazioni popolari hanno prefigurato nel Vertice dei popoli parallelo a quello delle Americhe che si è svolto a Panama. Un percorso impervio nelle scivolose dinamiche parlamentari in cui si muove Dilma Rousseff, che il 30 giugno realizzerà la visita negli Stati uniti, sospesa nel 2013 dopo lo scandalo delle intercettazioni illegali delle Agenzie Usa rivelato da Snowden.

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