Lavoro

Brandizzo, si indaga sul nullaosta mancante

Brandizzo, si indaga sul nullaosta mancanteI colleghi di squadra degli operai morti nella strage di Brandizzo depongono un mazzo di fiori fuori la stazione – Ansa

Strage ferroviaria La procuratrice di Ivrea: «Bisogna capire se procedere con i lavori senza permesso è una sciagurata scelta o un’abitudine»

Pubblicato circa un anno faEdizione del 3 settembre 2023

Quello che è certo è che siamo solo all’inizio di una lunga indagine, che presto coinvolgerà livelli più alti. Intanto si aggiungono alla documentazione dell’inchiesta, che ha annotato molte e gravi falle nella procedura di sicurezza, le telefonate tra l’addetto di Rfi al cantiere, Antonio Massa, uno dei due indagati per la strage di Brandizzo, e la dirigente movimento della vicina stazione di Chivasso. L’ultima, quella più drammatica, registra, intorno a mezzanotte, il momento dell’impatto con il treno che ha causato la morte di 5 operai. Nonostante non ci fosse stato un via libera dalla sala operativa, gli operai erano già sui binari (lo attestano anche le immagini video). Prima che la linea telefonica cada bruscamente si sente sopraggiungere, nell’audio registrato, il convoglio. La dirigente movimento richiama presto Massa e gli domanda se ci sono problemi. Lui riesce solo a dire: «Sono tutti morti, sono tutti morti». La tragedia è ormai compiuta.

UNA PRIMA TELEFONATA era stata registrata intorno alle 23.30: la sala operativa forniva all’addetto Rfi delle fasce orarie nel corso delle quali effettuare i lavori di sostituzione dei binari, in relazione ai previsti passaggi dei treni. Le fasce per lavorare, in base ai documenti recuperati dalla procura, erano strette perché sui binari di Brandizzo era previsto il transito di tre convogli: uno di linea, uno di servizio – quello che ha travolto gli operai – e un altro all’una e mezza. A quanto risulta, nella telefonata non è stato concesso un via libera formale.

Quando a mezzanotte l’addetto Rfi richiama Chivasso per ottenere il nullaosta, il primo treno di linea è già transitato sul binario 1 ed è possibile che sia stato erroneamente scambiato per il secondo che, invece, arriva in quel momento. Ma perché, ci si chiede insistentemente, gli operai erano al lavoro prima del nulla osta, per un errore di comunicazione o perché è prassi affrettare i lavori magari per non incorrere in penali? «Bisogna capire se procedere con i lavori senza avere il permesso è una sciagurata scelta delle persone coinvolte o, al contrario, se in questo comportamento possano esserci abitudini, consuetudini e richieste», sottolinea la procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione.

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LA PROCURA D’IVREA contesta ai primi due indagati, entrambi sopravvissuti alla strage, Antonio Massa e Andrea Girardin Gibin, il caposquadra della Sigifer (la ditta di Borgo Vercelli che aveva in subappalto l’intervento di manutenzione), il reato di omicidio plurimo e disastro ferroviario con dolo eventuale, ovvero avrebbero agito con la consapevolezza di poter causare la morte di qualcuno. È un aggravamento della prima ipotesi di reato, che era invece colposo.

NON C’È ANCORA la data dei funerali di Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Giuseppe S. Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera, tutti dipendenti della Sigifer. C’è un problema di identificazione dei resti che sta rallentando le procedure, i corpi sono stati dilaniati come dall’esplosione di una bomba. Chi ha visto la scena della tragedia è ancora sconvolto. «Abbiamo chiesto alle famiglie dettagli utili che possano aiutare all’identificazione – aggiunge la procuratrice capo Viglione – ma, secondo la relazione del medico legale, ci saranno comunque diverse parti che non potremo riconoscere». Ci vorrà tempo.

IERI, ALLA STAZIONE di Brandizzo – dove vengono deposti fiori, lumini e biglietti – è arrivato il padre della vittima più giovane, Kevin Laganà di 22 anni: «Non è il tempo di lanciare accuse, ora c’è troppo dolore. Nei prossimi giorni – spiega Massimo Laganà – però parleremo, mi dovranno spiegare che cosa è successo. Ci hanno detto che una curva impediva di vedere il treno, ma non è così». Sul luogo dell’accaduto si è recata anche la ministra del Lavoro Marina Calderone: «Questo non è il momento di giungere a conclusioni che possono essere affrettate e che non tengono conto della sensibilità e della complessità di quello che invece qui è avvenuto». Domani, a Vercelli ci sarà la manifestazione organizzata dai sindacati confederali con concentramento alle ore 10 davanti alla stazione.

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