“Abbiamo confermato quello che avevamo già detto, cioè che si lavorava anche senza autorizzazioni”. Ascoltato in procura a Ivrea, Antonio Veneziano, operaio ed ex dipendente della Sigifer, ha ribadito agli investigatori che non era certo un fatto straordinario quello di iniziare a impegnare massicciata e binari quando ancora era possibile che passassero dei treni.

La testimonianza di Veneziano conferma un quadro indiziario pesantissimo. Non soltanto nei confronti dei primi e al momento unici due indagati per la strage operaia di Brandizzo, l’addetto Rfi che doveva autorizzare l’avvio del cantiere sui binari Antonio Massa, e il caposquadra della Sigifer in quella tragica notte Andrea Girardin Gibin.

L’evidenza dei fatti sta mettendo in luce la generale insicurezza dell’intero meccanismo delle manutenzioni all’infrastruttura ferroviaria, accentuata dall’esternalizzazione delle attività ai privati, con un abbassamento dei livelli di sicurezza sul lavoro, e dal fatto che ormai i treni viaggiano anche quando si sta lavorando “sul campo”, moltiplicando i rischi.

Dal canto suo Franco Sirianni, titolare dell’azienda di Borgo Vercelli per la quale lavoravano i cinque operai uccisi, intervistato dai quotidiani La Stampa e la Repubblica respinge ogni addebito: “No, non è assolutamente una cosa normale iniziare il lavoro sui binari senza nulla osta. Per noi la sicurezza è sempre stata al primo posto”. Per Sirianni quello di Brandizzo “era un lavoro banale, e c’era la scorta di Rfi”.

Sulla strage operaia ci saranno due informative urgenti, mercoledì in Senato e giovedì mattina a Montecitorio. A intervenire dovrebbe essere il ministro Salvini, titolare di Infrastrutture e trasporti. Magari anche per rispondere agli interrogativi posti dal segretario generale Fiom, Michele De Palma: “Ma come è possibile che si investono risorse per aumentare la produttività e invece non ci sono soldi per salvaguardare la salute e la sicurezza delle persone? Io credo che questa sia una domanda che riguarda le imprese ma anche il governo. Perché c’è una parte del mondo del lavoro in cui l’elemento fondamentale è il precariato, il ricatto di ‘o quello o niente’. Con una frammentazione fatta di appalti, subappalti e cooperative, tutto in una corsa al ribasso”.