È innegabile che qualunque spettatore chiamato ad assistere a una rivisitazione de L’armata Brancaleone si aspetti (con curiosità ma anche qualche «apprensione») un qualche tipo di rilettura non tanto di quel capolavoro cinematografico, ma soprattutto della lingua che Mario Monicelli (un vero genio, ancora non pienamente riconosciuto nelle «classifiche» critiche nazionali) insieme ai fidi Age e Scarpelli, inventò di sana pianta. E già solo il titolo, oltre a diverse frasi ed espressioni, è entrato nel linguaggio comune, dal gergo politico giù giù fino agli schiamazzi notturni. Roberto Latini chiamato a inaugurare la stagione del Metastasio, in questa prima parte che...