Europa

Braccio di ferro sul Recovery, tra veti incrociati e regalie

Braccio di ferro  sul Recovery, tra veti incrociati e regalie

Senza freni Al consiglio europeo si cerca un compromesso nella notte. I «frugali» ottengono più fondi e pretendono il diritto di veto sui mediterranei

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 19 luglio 2020

Nel secondo giorno del Consiglio europeo “storico” per il piano di rilancio post-Covid, l’Europa continua a discutere, si concentra su una miriade di cifre, mentre, come mette in guardia il commissario al Bilancio, la crisi del Coronavirus non è vinta e cittadini e economia hanno urgente bisogno di risposte.

I 750 miliardi del promesso piano di rilancio dal nome ottimista Next Generation Eu, sono attaccati, Francia e Germania viaggiano unite e difendono la cifra, i “frugali” impongono modifiche e controlli, un super-freno di emergenza per la supervisione degli usual suspects spendaccioni. Il presidente del Consiglio, Charles Michel, fa una pioggia di regali, qualche milione qui e là, la vigilia intransigente ieri ha guardato altrove quando si tratta del rispetto dello stato di diritto.

E alla fine propone tagli miserandi, peggio delle proposte degli “avari”: 2 miliardi in meno per Horizon, programma della ricerca, 2,7 di risparmio sulla sanità in pieno Covid, 5 miliardi di riduzione per la transizione agricola.

I negoziati proseguono nella notte. A cena, il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha portato l’ultima versione del compromesso per un accordo, con qualche ritocco rispetto alla bozza discussa in giornata.

UN DEBITO COMUNE ridimensionato nella parte dei sussidi, anche se di poco per Michel (50 miliardi in meno, da 500 a 450 miliardi), nei fatti 325 miliardi (invece che 433 della precedente versione) se si sottraggono i finanziamenti destinati alla Bei e ad altre linee di credito, ma i “frugali” che da 4 sono diventati 5 (Olanda, Svezia, Danimarca, Austria, più la Finlandia) chiedono meno 155 miliardi; un “super freno di emergenza” concesso alle esigenze dell’Olanda e dei frugali, che permette di mettere in discussione i piani di rilancio nazionali che suscitano critiche passando per il vaglio dell’Ecofin, cioè una sorta di veto light, che ha suscitato vive reazioni di Giuseppe Conte; un rialzo degli “sconti” ai paesi contributori netti che già ne approfittavano, 50 milioni in più per l’Austria, 25 per Danimarca e Svezia; e poi una pioggia di regali per far passare la pillola, 100 milioni di più a Spagna e Portogallo per le regioni disagiate, 200 milioni al Belgio, 1 miliardo alla Repubblica ceca, 100 milioni a Cipro, 240 milioni alla Slovenia persino 100 milioni al Lussemburgo attraverso il programma ReactEu.

E per compensare un po’ questa prodigalità marginale, dei tagli miopi più che sorprendenti: 2 miliardi in meno per Horizon, il programma per la ricerca europea, 2,7 miliardi tolti alla sanità, 5 miliardi sottratti allo sviluppo rurale.

IN UN TESTO DI 65 PAGINE, il presidente del Consiglio, Charles Michel, ha cercato ieri di convincere i 27 capi di stato e di governo riuniti nel secondo giorno di vertice, dopo una prima giornata che ha rischiato, nella notte di venerdì, di vedere piombare il fallimento totale del programma europeo di rilancio, il Next Generation Eu, che dovrebbe permettere all’Europa di uscire dalla crisi del dopo-Covid, che porta quest’anno a una recessione superiore all’8% del pil e a un drammatico aumento della disoccupazione.

LA FRANCIA RIFIUTA TAGLI alla somma di 750 miliardi, in linea con l’Europarlamento, che minaccia il voto contrario se ci saranno mercanteggiamenti tra Recovery Fund e budget 2021-27. Angela Merkel e Emmanuel Macron hanno fatto fronte comune, sempre in coppia negli incontri a gruppi.

PER ATTENUARE IL SALTO federale del prestito comune, la Ue potrebbe rinazionalizzare di fatto parte delle politiche: tagli alla Pac (tema scottante per la Francia), ma anche la concessione – con l’Olanda tra i principali beneficiari – di un aumento al 20% del montante dei diritti doganali destinati ai bilanci nazionali (l’Olanda ha molti porti, da cui passano importazioni destinate a tutto il blocco).

L’Ungheria ha usato la penna rossa per cancellare dal testo proposto da Charles Michel tutti i riferimenti al rispetto dello stato di diritto, un modo per ricordare che su tutto l’accordo pesa sempre la minaccia di veto di Orban, che non vuole sentir parlare di critiche al suo governo illiberale e rifiuta categoricamente “qualsiasi pre-condizione politica” ai versamenti.

IL TAGLIO A HORIZON È UN SIMBOLO più che negativo, perché riguarda il futuro e i giovani: “prevedono tagli al budget mentre contemporaneamente fanno riferimento all’impegno e alle competenze dei ricercatori europei per combattere la pandemia”, ha denunciato Kurt Deketelaere dell’European Research Council. Contro i tagli a Horizon protesta anche Business Europe, l’organizzazione del padronato. “Questo negoziato è una brutta svolta” ha commentato il gruppo S&D del Parlamento europeo.

IL NEGOZIATO HA RISCHIATO di deragliare venerdì notte, così ieri Michel ha presentato una nuova bozza di accordo. C’è un ridimensionamento della parte dei “sussidi” agli stati, come volevano i “frugali”, che preferiscono i prestiti. Una parte particolarmente delicata riguarda le condizioni per i versamenti degli aiuti: l’Olanda voleva il diritto di veto, ha ottenuto un super freno d’emergenza, “se un paese ha qualcosa da obiettare”, entro 3 giorni richiede di portare il problema al Consiglio europeo o all’Ecofin, che deve cercare un compromesso.

Ma “quando eccezionalmente il compromesso non può essere raggiunto, uno o più stati membri possono indicare un’opposizione ragionevole all’approvazione del versamento, sulla base di serie deviazioni da un compimento soddisfacente degli importanti punti-chiave e obiettivi” comuni della Ue. L’Olanda ha accolto con favore questo veto light, “un serio passo nella giusta direzione”, per Mark Rutte “se un gruppo di paesi vuole davvero delle sovvenzioni, allora sarà sotto strette condizioni”.

L’AUSTRIACO SEBASTIAN KURZ aggiunge: dobbiamo evitare “un’unione del debito di lungo periodo, certo vogliamo mostrare solidarietà ma abbiamo in mente anche gli interessi dei contribuenti austriaci”. L’Italia si oppone, Giuseppe Conte contrattacca sul fronte della politica fiscale comune e giudica il freno d’emergenza “inaccettabile da un punto di vista legale e politico”.

IL BILANCIO PLURIANNUALE 2021-27, che deve essere approvato, resta a 1074 euro (inferiore a quello proposto dalla Commissione e ancora di più di quello dell’Europarlamento), ma il presidente del Consiglio ha presentato una tabella del budget che stanzia 1078 miliardi, cioè ci sono 4 miliardi introvabili. Il commissario al Budget, Johannes Hahn, di fronte alle difficoltà di approvazione, ha ricordato ai leader che il tempo stringe: “La crisi non è finita, il Coronavirus sta crescendo. E’ tempo di trovare un accordo che permetta di sostenere ciò di cui c’è urgente bisogno per i cittadini e per l’economia”.

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