Botte al cronista, ecco chi sono gli aggressori
Il caso E La Russa ne dice una delle sue: «Ci vuole un modo più attento di fare incursioni legittime da parte dei giornalisti. La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista»
Il caso E La Russa ne dice una delle sue: «Ci vuole un modo più attento di fare incursioni legittime da parte dei giornalisti. La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista»
In principio tutti compatti sull’aggressione neofascista subita dal giornalista de La Stampa Andrea Joly, dopo un po’ meno. A creare polemica sono le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa che ieri, durante la cerimonia del Ventaglio, pur condannando l’episodio, ha detto: «Ci vuole un modo più attento di fare incursioni legittime da parte dei giornalisti. La persona aggredita, a cui va la mia solidarietà, non si è mai dichiarata giornalista. Non sto giustificando niente, ma non credo però che il giornalista passasse lì per caso». Intanto sono stati identificati e denunciati i 4 aggressori del cronista picchiato sabato sera a Torino mentre filmava un ritrovo non autorizzato di neofascisti. Al gruppo si è arrivati grazie a due video girati dai residenti, uno registrato da una telecamera e alla testimonianza di Joly che li ha riconosciuti. Sono volti noti dell’estrema destra piemontese e del movimento neofascista Casapound che nel capoluogo piemontese ha la sua sede all’Asso di Bastoni, il pub dove è avvenuta l’aggressione: sono Igor Bosonin, 46 anni, Euclide Rigato, 45 anni, Maurizio Galiano, 53 anni e Marco Berra, 34 anni. Tutti con precedenti, a vario titolo, per lesioni, violenza privata, oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento.
Le case dei 4, così come la birreria torinese, sono state perquisite: sequestrati i vestiti usati durante l’aggressione.
Bosonin nel 2018 si era candidato proprio con Casapound per le elezioni a sindaco di Ivrea. Ci ha riprovato nel 2023, come capolista della Lega, e con il sostegno del deputato Alessandro Vigna, originario di Ivrea, che oggi scarica il compagno di partito: «Ritiriamo la tessera, la Lega è prima di tutto antifascista. Pensavo che con Casa Pound avesse chiuso», ha dichiarato al giornale La Voce. Nel 2024 si è candidato in un piccolo comune del canavese, con una lista civica vicina alla Lega. Bosonin è anche a capo del Comitato 10 febbraio, un’associazione di promozione sociale con lo scopo di difendere e diffondere la cultura italiana delle terre giuliane e dalmate. Secondo gli investigatori, sarebbe stato lui ad assestare un calcio a Joly mentre era a terra.
Rigato è un tassista di professione ed ex consigliere comunale di un piccolo comune di ottocento abitanti, molto attivo nel movimento, soprattutto nei cosiddetti comitati antispaccio: su Facebook sfoggia una foto con il ghigno e la mannaia in pugno, in un’altra indossa una maglietta con scritto: «Pronti a tutto per l’Italia. Combatti per determinare la tua vita e quella del tuo popolo». Sarebbe stato lui a stringere il braccio intorno al collo del cronista. Operosi in Casa Pound anche gli altri due: Galiano, tecnico ferroviere e Berra di Cuneo, candidato alle ultime elezioni, con Casa Pound ha portato a casa solo un voto.
Ora i quattro dovranno rispondere alle accuse di lesione e violenza privata. A prendere subito le difese del gruppo c’è Luca Marsella di Casa Pound, presente la sera della violenza: «Non conosco gli autori, ma non c’è nessun provvedimento da prendere. Noi abbiamo subito una provocazione da parte di un giornalista di cui abbiamo visto solo le ginocchia sbucciate».
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