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Borgo Montello, il «re della monnezza» torna in pista

Borgo Montello, il «re della monnezza» torna in pistaIl sito della discarica di Borgo Montello

La discarica Manlio Cerroni è l’azionista dell’impianto di Latina candidato per i rifiuti romani. Già sequestrato alla mafia, il sito pontino è stato acquistato al costo di 2,5 milioni

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 22 gennaio 2020

Gli invasi più vecchi della discarica di Borgo Montello, denominati S1, S2 e S3, anche se esauriti e inquinanti, sono stati gestiti vent’anni fa dalla società Ecoambiente Srl, formata appositamente dal gruppo di Manlio Cerroni con il 49% delle quote. Tale gruppo come amministratore delegato della nuova società ha voluto l’ex presidente della Regione Lazio, il socialista Bruno Landi. Colui che, mentre il clan dei Casalesi faceva “shopping” di immobili a Montello, con continue ordinanze emergenziali permise ulteriori ampliamenti degli invasi poi presi in gestione da quella Ecoambiente di cui è divenuto amministratore.

L’altro 51% di questa società era della Latina Ambiente: una Spa voluta dal sindaco repubblichino e fascista di Latina, Aimone Finestra, che doveva risolvere tutti i problemi di smaltimento nella seconda città del Lazio, è stata gestita di fatto dal suo socio privato (la famiglia Colucci da San Giorgio a Cremano, finita a sua volta in alcuni guai giudiziari), salvo fallire per debiti tre anni fa. A seguito del fallimento, il gruppo Cerroni ha pagato 2,5 milioni di euro per acquistare il 51% delle azioni della Latina Ambiente diventando il padrone di Ecoambiente.

Ecoambiente si era proposta nel 1998 per bonificare i tre invasi ormai esauriti e inquinanti, ottenendo dalla Regione Lazio, governata allora da Francesco Storace, la possibilità di smaltire altre enormi quantità di rifiuti negli stessi invasi. In attesa che avvenisse una bonifica sempre rinviata è giunta una nuova autorizzazione rilasciata dalla Regione nel 2009 per aprire un nuovo invaso, denominato «Lotto B». Arriviamo così al 2014 quando, a seguito di un’indagine condotta dal Gico della Guardia di Finanza si scopre che gli immobili che Ecoambiente stava utilizzando per gestire la sua parte di discarica, erano di proprietà della «Capitolina Srl», una delle tante società di Giovanni De Pierro, il cui patrimonio, ammontante a 390 milioni di euro, è stato confiscato lo scorso 29 giugno. Arriviamo così al dunque. A seguito di sentenza definitiva oggi questo patrimonio è di proprietà dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). De Pierro aveva comprato nel 1998 oltre agli invasi esauriti e inquinanti S1, S2, e S3, anche gli uffici, i magazzini e l’officina coi quali veniva gestita l’intera discarica. Come nel caso della cosca di Casal di Principe, si trattava di un investimento apparentemente incomprensibile per un affitto di beni all’epoca inservibili.

Intanto il contratto d’affitto tra Ecoambiente e De Pierro scade nel 2016 ma prosegue con la subentrata Anbsc e con essa si rinnova per cinque anni più altri cinque: in pratica lo Stato italiano starebbe incassando un affitto dal gruppo Cerroni per lo smaltimento di volumi ormai esauriti da tre anni e mezzo. La bonifica del sito nel frattempo è stata imposta alla società dalla determinazione dirigenziale del Servizio Ambiente del Comune di Latina n. 2015/2014. Sono lavori obbligatori che in caso di inquinamento conclamato deve realizzare il «Soggetto Obbligato» e concludere entro l’estate del 2015. Ecoambiente invece promette ancora la bonifica, ma in cambio dell’autorizzazione per altri smaltimenti di rifiuti sullo stesso sito sequestrato alle mafie e oggi affittatole dallo Stato Italiano.

Mercoledì 22 gennaio, presso la Regione Lazio si terrà la Conferenza dei Servizi sull’ulteriore richiesta presentata dalla Ecoambiente per abbancare altri 38mila metri cubi di rifiuti sull’invaso denominato «Lotto B». Nell’ultima autorizzazione concessa, la Regione Lazio ha imposto alla società due importanti prescrizioni: l’acquisizione della piena proprietà degli immobili e la chiusura definitiva della bonifica. Entrambe le prescrizioni a oggi sono disattese e pertanto nuovi smaltimenti non sono autorizzabili. Eppure al Comune di Latina è giunta informazione da alcuni Consiglieri regionali del Pd che quest’ulteriore autorizzazione verrà concessa per decisione politica. Gli affari della discarica di Montello, alle porte di Roma, dunque, devono andare a buon fine. Anche in questa vicenda, invece, come per quelle relative alle inchieste sul Latina Calcio, alla famiglia di Vittorio Casamonica (Ciarelli e Di Silvio), all’ex deputato di Fratelli d’Italia Pasquale Maietta, all’urbanistica al servizio dei palazzinari già consiglieri comunali di Forza Italia, ecc., si deve ripristinare giustizia e legalità, nonostante interessi e pressioni varie.

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