Andrea Borghesi, segretario generale del Nidil Cgil, perché avete intitolato il vostro VI congresso che si apre oggi a Modena “Per Costituzione INflessibili”?
Abbiamo voluto mettere assieme la Costituzione che qualifica i diritti di cittadinanza di ciascuno con la lotta alla precarietà che come sindacato dei lavoratori somministrati e atipici, portiamo avanti quotidianamente. Nella lotta alla precarietà e al governo che vuole modificare la Costituzione saremmo inflessibili. Quando fu votato lo Statuto dei lavoratori nel 1970 si disse che “la Costituzione entrava in fabbrica”, noi pensiamo che oggi serva far rientrare la costituzione in tanti luoghi di lavoro da cui è uscita a causa delle leggi che hanno aumentato precarietà e diseguaglianze.

Il segretario generale del Nidil Cgil Andrea Borghesi

In Cgil la discussione sulla contrattazione inclusiva che tuteli precari e somministrati si sta facendo. A che punto siamo?
Si sta facendo strada ma non è ancora la normalità. Ricomporre la rappresentanza dei lavoratori che operano nella stessa sede sebbene abbiamo tipologie contrattuali diverse è una necessità per il sindacato, specie di fronte all’aumento delle forme di flessibilità che abbiamo subito in questi anni. La contrattazione inclusiva fa bene a tutti: se un’azienda applica una forma di flessibilità che la porta a risparmiare sul costo del lavoro, poi sarà portare ad aumentare la flessibilità anche per chi ora è tutelato. In questi anni abbiamo fatto passi avanti per esempio lavorando con la Filt con Justeat, introducendo la subordinazione per i rider che prima erano a cottimo o in Amazon migliorando le condizioni per i circa 10 mila lavoratori somministrati.

Il vostro congresso cade a 20 anni precisi dall’approvazione della legge 300 che sdoganò la flessibilità nel mondo del lavoro.
Questa coincidenza ci porta a sottolineare come in questo periodo siano uscite pubblicazioni di Bankitalia e Fmi, non pericolosi sovversivi, che bocciano gli effetti della flessibilità: sia sui salari ma anche sulla produttività, considerata “rallentata”. È venuto il tempo di cambiare direzione.