Piazza don Bosco al Tuscolano finora era diventata famosa solo per il funerale show dei Casamonica nell’agosto del 2015. Ieri mattina gli abitanti dei palazzoni popolari che si affacciano sul piazzale nella periferia sud est di Roma hanno assistito a tutt’altra manifestazione: una riconquista popolare dello spazio pubblico a rilanciare proprio i temi della riqualificazione urbana.
Una piazza gremita dal rosso degli edili della Fillea Cgil, dal blu di quelli della Feneal Uil, da tanti giovani studenti medi e universitari venuti a chiedere «spazio e giustizia climatica», dalle bandiere gialle di Legambiente e delle altre associazioni ecologiste e dagli inquilini del Sunia che chiedono «più alloggi per tutti».

UNA ALLEANZA NUOVA E INEDITA scesa in piazza a riempire anche altre quattro periferie – a Cagliari La Palma al parco Molentargius, a Napoli Pianura a piazza Giovanni XXIII, allo Zen di Palermo a via Primo Carnera, a Torino Falchera a piazza Astengo – per denunciare lo scempio dei diritti del nuovo Codice degli appalti e chiedere di non tagliare risorse alla rigenerazione urbana, congelata dallo stop alla cessione dei crediti, decisi entrambi dal governo Meloni nelle ultime settimane.
A poche centinaia di metri dal Quadraro, fulcro della resistenza romana al fascismo, il sabato primaverile ha fatto da contorno a una bella pagina di partecipazione.

La voce unica degli studenti e di una applauditissima Luciana Castellina si è concentrata nel sottolineare «la necessità di una alleanza larga» per «una transizione ecologica necessaria» in risposta «al neofascismo di governo».

MOLTO EFFICACE è stato l’intervento del presidente di Legambiente Stefano Ciafani che ha sottolineato «l’importanza della presenza e delle adesioni alle cinque piazze di oggi anche di Libera e Avviso pubblico» e come «la rigenerazione urbana sia imprescindibile per la transizione ecologica senza consumo di suolo». «Gli ultimi governi hanno usato i bonus edilizi in modo cervellotico, il governo Meloni ora lo ha dato a disposizione solo dei ricchi e col Codice appalti alle mafie: deve esserci pulizia anche nelle fedine penali delle aziende», ha concluso Ciafani.

A portare attenzione mediatica alla manifestazione romana sono state le presenze di Giuseppe Conte, di Maurizio Landini e di Pierpaolo Bombardieri. L’ex presidente del consiglio e leader del M5s – ospitato sul palco come i Pd Roberto Morassut e Massimiliano Valeriani – si è lanciato in un duro attacco alla ministra del Lavoro Marina Calderone per «il conflitto di interesse nato dal protocollo tra Ispettorato del Lavoro e Ordine dei Consulenti del lavoro, di cui Calderone e il marito sono presidenti da decine di anni che prevede come i consulenti del lavoro entrino a far parte del centro studi dell’Ispettorato e presenzino alle ispezioni: una norma gravissima», ha denunciato il leader del M5s. Conte ha poi condiviso la «battaglia degli edili di Cgil e Uil» e difeso il bonus 110%, lanciato dal suo secondo governo.

IL PADRONE DI CASA Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, lo ha da una parte ringraziato – «abbiamo invitato qui tutte le forze politiche che stanno appoggiando la nostra battaglia e portano avanti le nostre istanze che nella conversione del decreto fra poco ci consentiranno di portare a casa il mantenimento dello sconto in fattura del bonus 110% per le case popolari, il superamento delle barriere architettoniche e le zone del terremoto» – ma allo stesso tempo lo ha criticato: «Se Conte ci avesse ascoltato quando chiedevamo che il bonus 110% fosse solo per le prime case e quelle con classi energetiche basse come la F come la stragrande maggioranza delle case popolari, ci sarebbero stati meno problemi e meno risorse pubbliche regalate ai ricchi». Genovesi ha poi risposto alle critiche di Salvini sulla «sindacato e la sinistra dei no»: «Non venisse a dirci che non vogliamo lavorare e blocchiamo i cantieri: due anni fa abbiamo firmato un accordo per lavorare nei cantieri 7 giorni su 7 per 24 ore, ma abbiamo chiesto la quarta squadra perché sulla sicurezza non si specula». L’attacco più duro è per il ritorno del subappalto a cascata: «Con il nuovo codice appalti si torna agli anni ’70: prendi un appalto a 8 e lo subappalti a 7, chi lo prende lo subbappalta a 6, poi 5 e 4: non si scappa, per farlo l’unico modo è risparmiare sui materiali e sulle ore lavorate rubando salario e sicurezza sulle opere e nei cantieri, il resto sono cazzate di chi in cantiere non ha mai messo piede». E allora «l’unica strada e il futuro dell’edilizia è nella rigenerazione urbana, nella qualità delle imprese che investono in innovazione e materiali e del lavoro ben pagato e sicuro», ha concluso Genovesi mentre Landini ha invitato «al lavoro e alla lotta».