Bonus 18enni, lotta continua contro i giovani
Legge di bilancio Bonus cultura 18app, ora la marcia indietro. Fdi: «Non si taglia, lo rimoduliamo». L'industria del libro si mobilita per mantenere un provvedimento insufficiente per tamponare l'emergenza bassi salari. Il caso rientra nella guerra ideologica delle destre contro il Welfare. L'Ufficio parlamentare del Bilancio: "Il blocco della rivalutazione sarà una tassa aggiuntiva per i pensionati"
Legge di bilancio Bonus cultura 18app, ora la marcia indietro. Fdi: «Non si taglia, lo rimoduliamo». L'industria del libro si mobilita per mantenere un provvedimento insufficiente per tamponare l'emergenza bassi salari. Il caso rientra nella guerra ideologica delle destre contro il Welfare. L'Ufficio parlamentare del Bilancio: "Il blocco della rivalutazione sarà una tassa aggiuntiva per i pensionati"
Il bonus da 500 euro per gli studenti maggiorenni non dovrebbe essere più cancellato, ma modificato discriminando l’accesso in base all’Isee familiare. È questa la marcia indietro indicata dal ministro della cultura Gennaro Sangiuliano che ha definito una «fake news» l’emendamento di Fratelli d’Italia alla legge di bilancio che ha prospettato il taglio. Il presidente della commissione Cultura della Camera Federico Mollicone di Fratelli d’Italia(Fdi), primo firmatario dell’emendamento, ha parlato di una «nuova Carta con criteri più trasparenti ed equi».
PER MOLLICONE il vecchio bonus (ideato dal governo Renzi (Pd) per non affrontare il problema strutturale dei bassi salari che penalizzano anche l’acquisto dei libri e l’accesso alla cultura degli adolescenti) sarebbe stato usato come «un ammortizzatore sociale» ed è servito per «comprare i libri di testo e questo non può avvenire».
SONO PAROLE rivelatrici dell’intenzione politica e culturale di negare, in questo caso ai giovani, la possibilità di beneficiare di un Welfare residuale del tutto insufficiente per sostenere la tutela dei diritti fondamentali, quello all’istruzione, all’informazione e anche al godimento dei benefici prodotti dal lavoro culturale altrui, in questo caso. È la stessa linea penitenziale e vessatoria ispirata dalla teoria dell’umiliazione pedagogica ideata da uno degli ideologi della nuova destra al governo, il ministro «dell’Istruzione e del merito» Giuseppe Valditara.
IL MINISTRO dei rapporti con il parlamento Luca Ciriani (Fdi) ieri ha aggiunto un altro elemento utile per comprendere il nuovo fronte della guerra ideologica. Non diversamente da quanto sta accadendo sul «reddito di cittadinanza» anche la battaglia contro il bonus è stata lanciata «perché ci sono tante truffe e quei soldi possono essere utilizzati per altre finalità sempre in ambito culturale». Non è chiaro se le «truffe» consistano nel proibitissimo acquisto dei «libri di testo». Tuttavia l’evocazione di «altre finalità culturali» indica un altro obiettivo della crociata: contrapporre soggetti marginalizzati per aggiudicarsi risorse scarse. Gli studenti, i lavoratori dello spettacolo o il carnevale di Venezia che sarebbe finanziato con 5 milioni di euro provenienti dall’ipotetico taglio da 230 milioni all’anno del bonus «18App». «Spero che queste novità non vengano tradotte in una guerra tra comparti della cultura» ha detto Fabrizio D’Oria di Vela spa che organizza anche la «regata storica» nella città lagunare. E, invece, sembra essere proprio questo l’obiettivo.
SONO CENTINAIA le adesioni all’appello lanciato dall’editore Giuseppe Laterza contro il taglio del bonus. Anche le maggiori associazioni dell’industria del libro hanno chiesto il suo ritiro. Altrimenti la lettura subirebbe un altro colpo in una società dove l’ideologia del «merito» e le ingiunzioni a diventare «imprenditori di se stessi» hanno intossicato tanto il mercato, quanto la vita nella scuola.
LA MANOVRA sul bonus è organica a un’altra già contenuta nella legge di bilancio. Ieri l’Ufficio parlamentare di bilancio ha evidenziato come la mancata rivalutazione delle pensioni peserà come nuova tassa: «Alla fine il pensionato riceve, come rendita, meno di quanto gli spetterebbe». Il provvedimento è stato rivendicato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti secondo il quale la manovra «ha preso risorse dalla previdenza e le ha messe sui figli». Così si amplifica un conflitto intergenerazionale nell’ottica di una guerra sociale tra i vulnerabili e gli esclusi.
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